Articoli con tag Megaupload

Ancora su “MegaCospirazione”

Ragionando a bocce ferme, in merito al post precedente, non voglio certo mettermi a difesa di chi si è potuto permettere auto di lusso grazie ad attività illecite svolte dagli utenti di un servizio da lui creato e che, comunque, tecnicamente resta neutrale. Che mister Schmitz fosse a conoscenza del fatto che tolti i contenuti protetti da diritti dal suo cyberlocker esso avrebbe perso quasi tutto il suo appeal, è scontato; se poi abbia messo in atto pratiche per favorire queste violazioni di copyright, è una cosa che accerterà la magistratura.

Il mio sfogo era diretto contro una modalità d’azione che vede la Rete soggetta a una sempre più facile sospensione di alcuni diritti in favore di altri come se su Internet i primi valessero di meno rispetto alla “vita reale” (altra distinzione idiota, come se non fosse reale quello ci stiamo dicendo).

Bisogna entrare nell’ottica che ciò che si scrive e si dice e si carica nel cyberspazio ha lo stesso identico valore dei corrispettivi cartacei o televisivi o radiofonici. E che soprattutto esiste uno spazio di intermediazione che è al momento regolato chiaramente a livello comunitario così come negli Usa e che rappresenta uno scudo contro le mire di chi vorrebbe responsabilizzare alcuni attori in maniera ingiustificata e vorrebbe privatizzare la giustizia.

Ecco, allargando la visuale, sequestri preventivi fatti con l’accetta, norme come il SOPA e l’emendamento di Fava (a proposito, caro onorevole Fava, lei è un nemico di Internet come se ne sono visti poche volte in Italia, eppure ce ne sono stati, eccome se ce ne sono stati). Metti a sistema, e ne risulta una crisi di nervi. Poi i criminali vanno condannati, senza dubbio. Ma i distinguo in momenti come questo pesano più di accuse e reati, giusto per imparare qualcosa e difendere la Rete dagli attacchi sistematici dei rappresentanti di un modello di business vivo solo nelle loro teste e nelle penne di chi scrive per loro orribili norme. E dal calderone nel quale finiscono contenuti perfettamente leciti solo perché si trovano nello stesso spazio di altri protetti da copyright.

Update – E IlFuturista lancia un “movimento anti-Fava”. Mentre Fulvio Sarzana segnala l’enforcementche si vede all’orizzonte continentale.

RiUpdate 23 gennaio – Anche su Wired si illumina questa faccia della medaglia.

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Chiusi Megaupload e Megavideo

Sembra una risposta a chi ha gridato contro gli enforcement selvaggi alle norme sul diritto d’autore oscurando i propri siti e inviando missive di massa ai congressisti. I cyberlocker Megaupload e Megavideo sono stati chiusi dall’FBI e dal Dipartimento di Giustizia americana, i quali hanno ottenuto anche l’arresto del fondatore Kim Schmitz e di altri tre amministratori del sito (peraltro fermati in Nuova Zelanda, un esempio di collaborazione internazionale davvero efficiente!).

L’accusa è quella che da tempo (da sempre) i signori del copyright muovono contro i due siti: violazione massiva di copyright (oltre ad associazione a delinquere e riciclaggio). Poco importa che i due “armadietti digitali” si limitino ad incamerare ciò che caricano gli utenti, agendo di fatto da intermediari e fornendo uno spazio che come vocazione primaria non può avere la mera violazione del diritto d’autore.

Immagino solo che se avessi caricato su una delle due piattaforme un video nel quale con la totale libertà di parola che ci è concessa mi fossi scagliato davanti ad una webcam contro un sistema capace di certi abusi, il mio atto di libertà d’espressione sarebbe finito offline insieme a tutti i file protetti da diritti caricati da altri utenti. Non è una violazione questa? Non è uno sconfinamento, un eccesso nelle misure (legittime) di lotta alla pirateria? Non è una vera e propria sospensione di alcuni diritti fondamentali praticata nel nome di un interesse economico?

A mio avviso, si. Ed è frustrante quanto la coperta sia corta per chi protesta: da un lato si dà una piccola spallata al Congresso. Dall’altra, si viene colpiti in maniera durissima, mortale. Ribadisco: la lotta alla pirateria è sacrosanta ma il diritto d’autore non può prevalere sulla libertà d’espressione e sulla libertà d’impresa (giusto per citarne un paio).

Intanto, partono gli attacchi hacker (Anonymous in testa) mentre c’è chi come Stefano Quintarelli aggiunge preoccupanti particolari:

Faccio notare che, sequestrando i server, le forze dell’ordine hanno l’intero database degli utenti con tanto di indirizzi email, numeri di carte di credito e probabilmente log ed indirizzi IP.

Proprio poche settimane fa si era manifestato lo squilibrio di forze tra le industrie del disco e le ragioni di Megaupload; il cyberlocker diffondeva il materiale audio/video di una sua nuova campagna pubblicitaria messa a punto con il supporto di numerosi artisti legati a diverse major (e dunque alla RIAA). La Universal chiedeva ripetutamente a Youtube di censurare i suddetti materiali, i cui elementi però risultavano essere di proprietà di Megaupload. Nonostante tutto, il canale in questione rischiava di essere chiuso per ripetute infrazioni tutte da provare. Il caso approdava in tribunale pochi giorni dopo. Qui una ricostruzione della vicenda.

P.s.: Il Commissario Responsabile dell’Agenda Digitale europea Neelie Kroes “is glad” on Facebook in merito alle proteste di ieri

Update – Il “SOPA all’italiana” di Giovanni Fava viene approvato dalla Commissione Politiche Comunitarie.

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Censura privata. E l’ipocrisia della Lega

Dunque, la Universal Music Group avrebbe un accordo privato con Google che le permette di chiedere la rimozione di qualunque contenuto da Youtube. Cioè, un privato chiede ad un privato di rimuovere un contenuto caricato da un utente. In barba a garanzie costituzionali come il Primo Emendamento statunitense e tutte le altre a tutela della libertà d’espressione. Poco importano i motivi, resta il problema di fondo: una piattaforma come Youtube (e valga anche per Facebook e tutte le altre piattaforme di UGC) dal momento in cui diventa un mezzo di espressione per centinaia di milioni di persone resta uno spazio privato o assume i contorni dell’agorà pubblica nel quale devono in primis valere le regole dello stato di diritto?

Tanto più che nello specifico sembra infondata l’accusa mossa a Megaupload: il cyberlocker qualche settimana fa diffondeva il materiale di una sua nuova campagna pubblicitaria messa a punto con il supporto di numerosi artisti legati a diverse major (e dunque alla RIAA). La Universal chiedeva ripetutamente a Youtube di censurarne un video, i cui elementi però risultavano essere di proprietà del cyberlocker. Nonostante tutto, il canale di Megaupload rischia di essere chiuso per ripetute infrazioni tutte da provare. Il caso è approdato in tribunale pochi giorni fa. Qui una ricostruzione dellla vicenda.

Nel frattempo in Italia il caro senatore leghista Giovanni Fava prova ancora (si ancora, ci aveva già provato ad agosto) ad introdurre una norma che interviene sul regime di responsabilità degli intermediari disponendo che alla segnalazione di un titolare di diritti un intermediario della comunicazione online deve rispondere, subito e a prescindere dalle prove, con la rimozione dei contenuti. Anche oltre le idiziozie del regolamento Agcom e contro le ultime disposizioni che arrivano dall’Europa e gli orientamenti del Tribunale di Roma (che richiamando la sentenza della Corte Europea di aprile 2011 sul contenzioso SABAM – Scarlet, ha ritenuto illegittima la richiesta di Mediaset di imporre a Google di sorvegliare “a monte” affinché sui suoi servizi non passino materiali protetti dal copyright del biscione; cioè, non si può imporre ad un provider tale tipo di filtraggio preventivo).

Insomma, resistenze, passi in avanti e reazioni. Ma dei reazionari ci siamo scassati le scatole.

p.s.: lo dicano i leghisti che provano a tornare alle orgini coi cartelli in Parlamento che la loro contaminazione con quella che chiamano “Roma ladrona” li ha portati a sposare le cause delle multimilionarire major. Lo dicano, ipocriti.

Update 22 dicembreYoutube smentisce la presenza di un accordo con UMG. E’ una buona notizia. Restano comunque le perplessità e i quesiti che mi sono permesso di sollevare.

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