Articoli con tag P2P

Forse ha ragione la Lega

Il titolo non spaventi, è ovviamente una provocazione. Però quando le camicie verdi parlano delle radicali differenze che intercorrono tra i paesi dell’Unione lanciano un messaggio che torna alla mente in giornate come questa.

Leggo che in Germania vengono aboliti i filtri alla Rete (“l’unico modo per evitare che siti come quelli pedopornografici vengano visti è eliminarli”, e le liste nere risultano più un pericolo che una garanzia, non sai mai cosa può andarci a finire dentro), che in Svizzera il P2P non rappresenta un indiscriminato fumo negli occhi per un interno sistema ipergarantista ma solo degli interessi di pochi.

Mentre da noi i provider devono comprarsi una pagina sul primo quotidiano economico del Paese per lanciare un allarme sul regolamento che sta per varare l’Agcom in materia di fibra ottica, a loro detta foriero di inaccettabili irrigidimenti verso il monopolio. Agcom, autorità che ha più volte dimostrato la sua indipendenza. E la fibra ottica, che per il momento è stata al centro solo di tavoli fallimentari e annunci tanto roboanti quanto fasulli.

Lo so che sono temi disparati tra loro però sono in fondo spie di un approccio di fondo alla materia tutta. Signori della Lega, parlamentari tutti: noi e loro non siamo differenti. Già, noi siamo indietro.

P.s.: Passera dice che l’innovazione beneficerà di fondi e programmi al di là di specifici ruoli all’interno del Governo. Continua l’altalena tra stress e fiducia.

Update 7 dicembre – From Manteblog

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Diritti della Rete, arriva un Libro Bianco

Pirateria online, P2P, copyright e regolamentazione della Rete analizzati alla luce di ricerche indipendenti condotte da università e governi. Sono le poche parole con le quali riassumere i contenuti del “Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet” che verrà presentato alla Camera dei Deputati il prossimo 14 giungo, giorno nel quale avrà luogo nella stessa sede la Relazione annuale del Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Antonio Catricalà. La conferenza stampa di presentazione del volume è patrocinata dalle associazioni Agorà Digitale, Adiconsum, Assonet e Assoprovider-Confcommercio e dallo Studio Legale Sarzana.

Il Libro Bianco punta a “smascherare tutta la retorica costruita intorno alla pirateria” soprattutto dalle major dell’intrattenimento sempre pronte ad esercitare pressioni sui governo nazionali a loro volta responsabili di normative repressive della libertà online. Esempio è la delibera dell’Agcom 668/2010, la quale “mira a introdurre un meccanismo che consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria”. Di non poco conto, in questo senso, la presenza del Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Nicola D’Angelo, che ad inizio maggio era stato sollevato dall’incarico di relatore della delibera sopra citata. Presente sarà anche il deputato radicale Marco Beltrandi, primo firmatario di alcune tra le proposte di legge più innovative sul fronte del diritto d’autore.

INDUSTRIALI DIGITALI – Nasce intanto a RomaConfindustria Digitale”, soggetto che riunendo in federazione la rappresentanza industriale mira a promuovere l’economia di bit nel nostro paese. 

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Europa, ignorate le nuove regole sulla privacy

e-privacyIl 25 maggio scorso è scaduto per i paesi membri dell’Unione Europea il termine ultimo per il recepimento delle nuove regole sulle telecomunicazioni, quelle contenute nella direttiva “e-privacy” 2009/136/CE. Tuttavia, solo Estonia e Danimarca hanno notificato l’avvenuto recepimento il giorno della scadenza, seguiti a distanza di 24 ore dal Regno Unito. E così la Commissione Europea annuncia, per bocca del suo portavoce Jonathan Todd, l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti di tutti gli altri paesi (Italia inclusa) che sembrano aver ignorato il passaggio temporale sopra ricordato. C’è chi ha sottolineato come le proteste delle aziende del Web possono essere state la causa fondamentale dei ritardi; ad esempio, gli stessi Regno Unito e Danimarca hanno comunque deciso di concedere ad esse un anno di tempo per uniformarsi al nuovo quadro normativo. Tuttavia, da Bruxelles non si fanno sconti, e si indaga anche in merito alla liceità di questa misura di deroga. Per Todd il paese più distante dalla piena ricezione della direttiva sembra essere la Germania; Italia e Spagna dovrebbero invece essere pronte per la fine dell’estate, mentre per la Francia bisognerà attendere almeno fino all’autunno.

P2P – Arrivano nelle stesse ore un paio di rilevanti notizie di cronaca dal Vecchio continente: in Scozia un’infermiera di 58 anni viene condannata a 3 anni con la condizionale per aver scaricato illegalmente circa 30mila brani (i legali sono pronti a presentare un memorandum con le prove dei disturbi mentali ossessivo-compulsivi da accumulo di oggetti dei quali soffre la donna); in Germania invece la ECO, associazione che tutela gli interessi dei principali ISP, annuncia in un comunicato che i provider teutonici hanno iniziato una rastrellamento di indirizzi IP di “scariconi” del Web, e sono pronti a consegnare gli elenchi (che comprendono anche nomi degli utenti e indirizzi fisici ed elettronici) mensilmente ai detentori di diritti. Questi ultimi li utilizzano per spingere gli utenti a patteggiare risarcimenti tra i 300 e i 1200 euro per ogni file indebitamente condiviso, pena azioni legali che potrebbero avere conseguenze peggiori.  

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Se per lo streaming si va in galera

GaleraEra la metà del marzo 2010 quando la “cyberzarina” staunitense Victoria Espinel diramava un documento di 20 pagine nel quale si esprimevano nette posizioni di lotta alla violazione del copyright. In particolare, riconoscendo il peso assunto dallo streaming, ormai ampiamente ai livelli del P2P, la Espinel si dichiara favorevole al considerarlo un crimine, sicuramente non per la gioia di piattaforme come Megavideo. E’ notizia delle ultime ore che il disegno di legge S-978 ha iniziato il suo iter verso la promulgazione che ribalterebbe l’attuale quadro vigente che non prevede la possibilità di considerare un criminale chi viene sorpreso a “streammare” nel territorio degli USA. Nella nuova situazione invece, rischieranno cinque anni di prigione (più multa) coloro i quali saranno considerati responsabili di dieci o più public performance a mezzo elettronico; la galera è prevista anche in casi di riconosciuto valore delle opere fruite (le major ragionano in termini di migliaia di dollari di guadagni persi, anche se sappiamo le difficoltà e le conseguenti arbitrarietà che si nascondo dietro questi calcoli).

E QUESTA E’ CASA MIA – Intanto in California viene presentato un altro progetto di legge, l’SB 242. L’obiettivo è rendere legittimo per i genitori di minori entrare negli account online dei figli per gestirne le impostazioni sulla privacy nel loro interesse. Si vuole inoltre concedere a questi genitori la possibilità di richiedere ai gestori delle piattaforme la cancellazione di contenuti riguardanti la loro prole; chi non ottempera entro 48 ore riceve fino a 10mila dollari di multa. Come prevedibile, ondate di proteste dal mondo delle aziende dell’ICT.

Vinklewoss alla Corte Suprema – Arriva infine la notizia che i gemelli Winklevoss hanno deciso di ricorrere alla Corte Suprema nell’ambito della causa che li vede contrapposti a Facebook

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I filtri antipirateria sono illiberali?

 

SABAM vs ScarletImporre ai provider il filtraggio o il blocco delle comunicazioni elettroniche per tutelare i diritti d’autore viola le tutele previste nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Almeno stando a quanto afferma l’avvocato generale Cruz Villàlon nella sua proposta di soluzione al caso SABAM – Scarlet Extended. La SABAM è il corrispettivo belga della SIAE che nel 2004 trascinava in tribunale il provider Scarlet (ex Tiscali) accusandolo di aver tratto profitto dalle attività illecite svolte sulle sue reti dagli utenti. In un primo tempo era stata prevista l’implementazione di un filtro, che sarebbe dovuto essere AudibleMagic, tra i più in voga; se non fosse che gli stessi dirigenti di SABAM lamentavano una sostanziale inefficacia dello stesso. Così il caso si trascinava avanti per sette anni. Tornando alla tesi di Villàlon, l’unica situazione nella quale suddetti filtri possano ritenersi leciti sarebbe la presenza di norme nazionali che ne regolamentino l’utilizzo, situazione che non è quella belga. Villàlon ha così chiesto alla Corte di Giustizia europea di vietare ai giudici continentali l’emissione di ordini di implementazione di filtri e blocchi al traffico online degli utenti.

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P2P, il conto prego

Inizia a Boston il processo d’appello che vede scontrarsi i legali della Recording Industry Association of America (RIAA) e Joel Tenenbaum. Motivo del contendere sono 30 brani scaricati anni fa dal ragazzo a mezzo peer to peer per i quali la RIAA aveva richiesto un risarcimento giudicato sproporzionato e incostituzionale dal tribunale di primo gradodel Massachusetts: 675mila dollari, ovvero 22,500 dollari per ogni singola canzone, comprendendo nella cifra la multa per la violazione di copyright e i danni causati dalle eventuali vendite perse. Ovviamente diversa l’offerta dei legali di Tenembaum, 30 dollari, mentre il giudice Gentner stabiliva una cifra di 67500 dollari, giusto dieci volte meno. Da qui il ricorso di RIAA alla fine del quale Tenembaum saprà a quanto ammonta il conto.

DI ROUTER E VIOLAZIONI – Restando nel Massachusetts è curiosa la lista dei suggerimenti stilata dal Dipartimento per i servizi Internet del Boston College. “Comuni esempi di violazione del copyright” è rivolta agli studenti per metterli in guardia sui comportamenti che potrebbero farli finire a difendersi in tribunale. Ma accanto a comprensibili “advices” quali l’evitare i circuiti P2P e bit torrent, non distribuire CD masterizzati e non inviare per e-mail brani scaricati dal web, si presentava l’invito a non installare in camera router wireless, perché potrebbero essere utilizzati da terzi per commettere violazioni delle quali sarebbe poi considerato responsabile il proprietario dell’apparecchio. Non poche le proteste e le critiche che hanno accompagnato questo punto della lista dalla sua comparsa alla sua cancellazione.

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