Articoli con tag Facebook

La Costituzione Islandese si scrive su Facebook

IslandaUn’isola di 320mila abitanti deve riscrivere una Costituzione vecchia di 67 anni; i 25 membri dell’assemblea costituente chiedono così aiuto al vasto popolo della Rete, che sarà chiamato ad esprimersi attraverso Facebook, Twitter e Youtube sulla Carta che vorrebbe venisse implementata nel proprio paese. Benvenuti in Islanda, il paese più informatizzato al mondo, dove le istituzioni decidono di aprirsi ad Internet nell’ambito della più basilare e fondamentale questione politico-sociale. Il documento che verrà partorito dalla Rete passerà prima per un referendum e poi per il Parlamento, il quale sembra pronto ad elaborare una bozza definitiva per la fine di luglio.

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Facebook ha diritto di riconoscerci?

Riconoscimento Facciale FacebookIl gruppo di lavoro europeo a difesa della privacy Articolo 29 ha aperto un’indagine su Facebook per capire quanto lecita possa essere la nuova funzione di riconoscimento facciale implementata sul social network in blu. In particolare, si contesta al sito di Zuckerberg il fatto che la funzione di default risulti attiva su tutti i profili, cosicché spetta all’utente l’onere di fare in modo che i propri amici non ricevano suggerimenti di tagging sulle foto che lo ritraggono. A parziale discolpa di Facebook, il fatto che i rappresentanti del social network si siano già scusati, per quella che, in ogni caso, è l’ennesima vicenda controversa in materia di privacy che li vede coinvolti. 

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Se per lo streaming si va in galera

GaleraEra la metà del marzo 2010 quando la “cyberzarina” staunitense Victoria Espinel diramava un documento di 20 pagine nel quale si esprimevano nette posizioni di lotta alla violazione del copyright. In particolare, riconoscendo il peso assunto dallo streaming, ormai ampiamente ai livelli del P2P, la Espinel si dichiara favorevole al considerarlo un crimine, sicuramente non per la gioia di piattaforme come Megavideo. E’ notizia delle ultime ore che il disegno di legge S-978 ha iniziato il suo iter verso la promulgazione che ribalterebbe l’attuale quadro vigente che non prevede la possibilità di considerare un criminale chi viene sorpreso a “streammare” nel territorio degli USA. Nella nuova situazione invece, rischieranno cinque anni di prigione (più multa) coloro i quali saranno considerati responsabili di dieci o più public performance a mezzo elettronico; la galera è prevista anche in casi di riconosciuto valore delle opere fruite (le major ragionano in termini di migliaia di dollari di guadagni persi, anche se sappiamo le difficoltà e le conseguenti arbitrarietà che si nascondo dietro questi calcoli).

E QUESTA E’ CASA MIA – Intanto in California viene presentato un altro progetto di legge, l’SB 242. L’obiettivo è rendere legittimo per i genitori di minori entrare negli account online dei figli per gestirne le impostazioni sulla privacy nel loro interesse. Si vuole inoltre concedere a questi genitori la possibilità di richiedere ai gestori delle piattaforme la cancellazione di contenuti riguardanti la loro prole; chi non ottempera entro 48 ore riceve fino a 10mila dollari di multa. Come prevedibile, ondate di proteste dal mondo delle aziende dell’ICT.

Vinklewoss alla Corte Suprema – Arriva infine la notizia che i gemelli Winklevoss hanno deciso di ricorrere alla Corte Suprema nell’ambito della causa che li vede contrapposti a Facebook

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Torture per i netizen siriani

Rivolta in SiriaFacebook Syrian Revolution 2011 è la pagina creata sul social network dai rivoltosi siriani impegnati nel tentativo di rovesciare la presidenza di Bashar el-Assad; obiettivo principe è catalizzare le voci della protestaTuttavia, nelle ultime ore la rappresaglia governativa ha iniziato ad arginare in maniera sempre più stringente i canali di comunicazione del paese, mentre si susseguono violenze e arresti a catena per i manifestanti ai quali vengono chiesti i dati di accesso ai propri account online. E per chi si rifiuta, pronta la tortura. Nel mirino del governo di Damasco sembra essere finita non solo la comunità degli utenti di Facebook (che come Twitter è sottoposto a quotidiane manomissioni), ma la stessa azienda; Zuckerberg e soci sarebbero colpevoli di aver cancellato la pagina Syrian Electronic Army, creata a sostegno del governo, il quale ha annunciato misure straordinarie contro il social network.

GOOGLE vs NUOVA DELHI – Intanto il Wall Street Journal rivela lo scetticismo con il quale a Mountain View sarebbero state accolte le nuove manovre legislative indiane. In particolare, i vertici di Google avrebbero criticato, in un memorandum circolato all’interno degli uffici dell’azienda, le nuove leggi che obbligherebbero siti e gestori di spazi online a rimuovere su richiesta delle autorità entro 36 ore contenuti considerati blasfemi, offensivi o incitanti alla violenza verso capi religiosi e politici. Definizioni abbastanza vaghe da esporre la Rete a provvedimenti di arbitraria censura. Tuttavia, difficilmente BigG ripeterà l’esperienza di guerra aperta sperimentata con Pechino poco più di un anno fa. 

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Facebook come l’abuso di auto blu?

L’uso di Internet sul posto di lavoro è un tema sul quale si arrovellano le menti di chi deve mettere a punto regolamenti aziendali (cerca “orario di lavoro” qui); ma si può essere accusati di peculato e abuso d’ufficio per aver aggiornato il proprio profilo Facebook? A quanto pare, l’eventualità non è da escludere per 5 dipendenti del comune di Bertinoro (Forlì-Cesena).

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Propaganda antipirateria

E se il tuo scaricare film significasse far perdere il posto di lavoro, ad esempio, ad un microfonista?

In sostanza, è questa la domanda che viene rivolta ai netizen americani dal filmato frutto di una collaborazione tra lo U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) e l’Homeland Security Investigations (HSI). Il video rientra nell’Operation In Our Sites, ampia strategia contro la pirateria online in terra statunitense, e dopo essere stato caricato su Youtube è ora visibile in molti dei domini sequestrati in passato dalle autorità a stelle e strisce. Un finto venditore ambulante chiede ad un uomo intenzionato a comprare DVD pirata se “non ha un’anima” mentre definisce una “bella persona” una ragazza che rifiuta l’acquisto. Il filmato comunque, è stato fatto notare, somiglia molto ad uno già utilizzato in passato dalla Motion Picture American Association (MPAA).

NO AL RECUPERO SOCIAL – Intanto un tribunale della California ha stabilito che le agenzie di recupero crediti non possono utilizzare Facebook e gli altri social network per le richieste di pagamento dei debiti. La decisione arriva in merito alla vicenda di una donna pressata a dismisura sul social di Zuckerberg dall’agenzia MarkOne. Dunque, da oggi per le reti di socialità varranno le stesse limitazioni applicate in materia di SMS. 

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Confalonieri e la retefobia

Fedele ConfalonieriNel mercato di Internet “regna la totale assenza di regole e controlli” e si produce così “un’asimmetria dannosa” rispetto al mercato televisivo nel quale “vi è una pesante ingerenza degli organi di regolamentazione”. A parlare è il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che centra il discorso tenuto davanti alla platea degli azionisti soprattutto su diritto d’autore e copyright, materia sulla quale la sua azienda si è già scontrata in tribunale con Youtube nell’affaire dei video del Grande Fratello ospitati sul Tubo; in quell’occasione il giudice diede ragione a Mediaset, a differenza di quanto accaduto in Spagna con la controllata Telecinco in un processo del tutto simile.

Dunque Internet sarebbe un pericolo per la Tv perché permetterebbe una seriale e massiccia violazione di copyright, con gli obiettivi futuri dell’azienda di Cologno Monzese così tratteggiati: “Difendere gli investimenti contro ogni utilizzo parassitario e ogni pirateria. Non vogliamo privare il mondo degli internauti dei contenuti più preziosi e apprezzati. Vogliamo invece fare in modo che questi contenuti continuino a essere pensati, finanziati, distribuiti dentro a una logica economica, l’unica che garantisce la loro generazione”. A pensare male si potrebbero ricondurre certe affermazioni alle intenzioni del famigerato Decreto Romani di imporre alla Rete oneri e balzelli tipici delle reti televisive tout court. E sempre a pensare male si risalirebbe al conflitto di interessi di chi guida sia il governo del quale fa parte Romani sia l’azienda presieduta da Confalonieri.

Il buon Fedele conclude parlando dell’asta sulla banda da 800mhz, a proposito della quale parla si “un’incomprensibile politica di favore verso il mondo delle telecomunicazioni e a scapito del mondo di noi televisivi” da parte dell’Europa, che ha prescritto l’assegnazione della suddetta banda agli operatori telefonico mobile. Tornando a pensare male, bisogna far notare che il nostro governo si è già mosso per “risarcire” le reti televisive di cotanta razzia

Infografica Politici e FacebookPOLITICA E SOCIAL NETWORK – Intanto la società di social management Info realizza un’infografica (pubblicata da isuu.com) nella quale si analizzano i dati della presenza su Facebook dei nostri politici. Silvio Berlusconi insegue Nichi Vendola in quanto a fans (240.547 contro 386.821) ed è a sua volta tallonato da Antonio Di Pietro. Uno dei punti principali che risaltano è l’uso scarsamente interattivo che molti fanno del mezzo (in una logica figlia di comizi elettorali e televisione); a distinguersi, come facilmente immaginabile, le fasce più giovani. Clicca sull’immagine per vedere tutti i dati.

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Zuckerberg batte i gemelli

Mark Zuckerberg tra i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss

Un tribunale di San Francisco ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dai gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, che anni fa denunciarono il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg per aver loro rubato l’idea che era alla base del social network ConnectU, creato ai tempi di Harvard e progenitore del social in blu. I gemelli e Zuckerberg erano giunti nel 2008 ad un accordo che prevedeva un indennizzo stimato in 200 milioni di dollari per i due. Nel dicembre dell’anno successivo, tuttavia, i Winklevoss rincaravano la dose accusando Zuckerberg e i suoi legali di aver mentito sul reale valore del pacchetto azionario di Facebook. Oggi però arriva la vittoria del nerd più ricco del mondo, con i Winklevoss che dovranno così “accontentarsi” dei circa 140 milioni di euro di risarcimento pattuiti nel 2008 (la stragrande maggioranza dei quali consistono in un milione e duecentomila azioni di Facebook che pur non essendo ancora quotate in borsa vengono già scambiate in privato e a prezzi crescenti).

Non è la prima volta che Zuckerberg si trova ad affrontare questo tipo di problemi e forse non sarà neanche l’ultima.

PROTESTE DIGITALI – Intanto arriva dai giornalisti della Associated Press un originale metodo di protesta: lo sciopero dei link. In sostanza, essendo in corso una contrattazione tra i vertici di AP e il sindacato dei giornalisti News Media Guild, questi ultimi hanno proposto come mobilitazione il non linkare sulle piattaforme social le storie AP (a meno che questo non compremetta il lavoro nel merito). Allo stesso tempo, si chiede ai giornalisti di indossare una maglietta rossa con la quale farsi fotografare e riprendere; le immagini, postate su Facebook, serviranno al sindacato per sostenere le sue rivendicazioni mediante un ulteriore video.

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Se Report parla di Facebook

La puntata di Report di ieri sera ha sollevato una marea di polemiche; segnalo qui Matteo Bordone su Wired.it, una lettera aperta indirizzata a Milena Gabanelli e l’opinione espressa da Vittorio Zambardino tramite il suo profilo di Facebook:

Sto ascoltando la puntata di Report Gabanelli sul web 2.0. Non è una crociata contro la rete, come qualche fesso fanatico sostiene. Ma è generica, “congestionata” negli argomenti quindi sommaria, e impostata alla cultura italiana più mainstream: i dati sull’audience non sono “schedature”, è ciò che un computer può fare. E parti civili dei processi e editori carta stampata non sono fonti da prendere senza filtro

UPDATE: la replica della Gabanelli alle critiche e un post di Vittorio Zambardino

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USA: gli allarmi corrono su Facebook

AllarmeSfruttare i social network per raggiungere in brevissimo tempo milioni di cittadini con comunicazioni di stato d’allerta legate a terrorismo internazionale. E’quanto emerge da un documento riservato dello U.S. Department of Homeland Security, del quale riferisce l’Associated Press. Con una scala a due livelli (pericolo elevato o imminente) si veicoleranno così gli allarmi su piattaforme come Facebook e Twitter; il sistema dovrebbe entrare a regime alla fine del mese ma solo se, sottolinea il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale , esso non si rivelerà un elemento di potenziale compromissione delle attività di intelligence.

SCONTRO FRA TITANI – Intanto prende vita una nuova puntata dello scontro tra Viacom e Time Warner, dopo che la prima aveva vietato alla major di trasmettere in streaming su iPad i programmi di canali come MTV e Discovery Channel tramite una specifica applicazione riservata agli abbonati della home TV. Time Warner non ci sta e presenta ricorso ad un giudice di New York, argomentando che nei contratti di licenza stipulati con Viacom non ci sarebbero divieti allo sfruttamento della licenza stessa su dispositivi che non siano tradizionali televisioni. E mentre il giudice decide, Time Warner Cable sconta l’entrata in gioco del broadcaster sportivo ESPN, il quale ha messo a punto un pacchetto che permette agli utenti l’accesso ai propri canali tramite il l’account Tv da iPhone, iPad e iPod; il servizio è disponibile in esclusiva per gli abbonati Time Warner.

ARMADIETTI DIGITALI – Infine, un nuovo episodio di copyright che coinvolge i cyberlocker, gli “armadietti digitali del web: i legali del servizio di file hosting Hotfile Corporation hanno presentato ad una corte della Florida un memorandum di 20 pagine per controbattere alla MPAA. L’obiettivo è quello di dimostrare come il servizio panamense si sia sempre attenuto alle disposizioni del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) e dunque debba beneficiare delle protezioni del safe harbor, rendendo così la richiesta di 150mila dollari di risarcimento per ogni contenuto scaricato avanzati dalla Motion Picture Association inaccettabile. La messa a disposizione di spazi vuoti a favore degli utenti, è la tesi dei legali di Hotfile, non può significare un concorso di colpa per una eventuale utilizzo dello spazio stesso per la violazione di copyright, tanto più che non è previsto un servizio di indicizzazione interno dei file caricati. Da parte loro, i legali di MPAA sottolineano come venissero offerti sul sito abbonamenti a download illimitati, che dimostrerebbero la volontà di approfittarsi della presenza di file (anche e soprattutto illegali) nei server di Hotfile, con i motori di ricerca a permettere quell’indicizzazione non garantita dalla Corporation con sede a Panama.

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In Francia si processa la data retention

Il Consiglio di Stato francese sarà chiamato a valutare il ricorso presentato da 20 grandi aziende delle telecomunicazioni (tra le quali anche Google e Facebook) contro le nuove norme adottate nel paese in maniera di data retention. Nel dettaglio, si tratta di un decreto dell’Eliseo del 2004 entrato in vigore il mese scorso, del quale si contesta di aver inserito le password tra i dati che provider e fornitori di telecomunicazioni devono conservare. Questo aspetto andrebbe oltre le indicazioni contenute nella direttiva europea in materia, la 2006/24/CE, già criticata perché prevede che la conservazione duri dai sei mesi ai due anni.

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