Articoli con tag trasparenza

Se l’OpenGov è una questione di metodo

Un incontro proficuo e a viso aperto quello con i vertici del Dipartimento della Funzione pubblica. Noi abbiamo dato loro il nostro monitoraggio sull’action plan italiano messo a punto nell’ambito dell’Ogp, loro hanno promesso di portarci al tavolo col ministro.

Leggi il report su AgoràDigitale

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Democrazia partecipativa

Un governo mette a punto una norma potenzialmente rivoluzionaria in materia di trasparenza ed open data, pochi mesi dopo rischia di farla scomparire con un dissennato decreto di riordino presentato indebitamente come “Freedom of Information Act italiano”. La comunità che ha mappato le Pubbliche amministrazioni per vedere quante di loro si erano messe in regola se ne accorge, si mobilita, propone una soluzione. E, incredibilmente, vince. Orgogliosi di #NienteCondoniSullaTrasparenza.

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Partecipare al cambiamento nell’era della trasparenza

C’è un concetto che attraversa, fa da sfondo, apre e conclude l’Open Government Summit 2012: l’apertura dei governi e delle istituzioni a open data e trasparenza vale poco o nulla senza la partecipazione dei cittadini.

Come ha ben spiegato nel suo intervento Ruta Mrazauskaite di Transparency International, “è ingenuo pensare che il futuro della pubblica amministrazione sarà roseo per il mero ricambio degli amministratori, perché i giovani hanno appreso le pratiche deviate di chi è al potere ora, e molti di loro pensano che in un sistema corrotto l’unico modo per sopravvivere è essere corrotti; sono invece i cittadini attivi la risorsa sulla quale puntare, ma a loro deve essere spiegato il valore della partecipazione. Il primo paso è dunque l’educazione”.

Tutto questo significa due cose: la prima è che i dati devono essere fruibili ai più e non liberati come un’indistinta, caotica e (spesso volutamente) illeggibile valanga di file .csv; la seconda, è che i cittadini devono acquisire la consapevolezza che la trasparenza è la strada maestra che permette loro di passare dal momento della critica al momento della partecipazione al processo di cambiamento, e che questo ha un ritorno positivo (soprattutto economico) anche per loro. Detto in altre parole, devono acquisire la cultura dell’open data e farlo proprio nel momento di crisi economica e di legittimazione del sistema politico.

Dunque, l’era della trasparenza e della reale redistribuzione del potere nelle mani dei cittadini passa per una piattaforma che permetta loro di mettere le mani su quei dati, capirli, remixarli e proporre tramite essi un’alternativa. La buona notizia è che questa piattaforma è in rampa di lancio, e non è il testo unico sulla trasparenza annunciato dal ministro Patroni Griffi (che durante il suo intervento ha comunque mostrato una buona sensibilità nei confronti della trasparenza amministrativa e della partecipazione).

Update: Il mio report dell’evento su CheFuturo!

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L’antipolitica siete voi

Cittadini che chiedono trasparenza ad una classe politica delegittimata come poche volte nella storia di una Repubblica. La stessa classe politica sembra intenzionata ad accogliere le richieste e per le nomine di authority che si vogliono indipendenti, e apre all’invio dei curriculum dei candidati, da analizzare per fare nomine in linea con la legge, che prevede la provata indipendenza e competenza in materia di chi andrà ad occupare la poltrona. Poi, il colpo di mano: i curriculum vengono arrotolati nei bagni di Montecitorio a disposizione per chi ne avesse bisogno dopo aver votato, con rigida disciplina di partito, il candidato scelto dalla segreteria.

E così la nuova Autorità per le garanzie nelle comunicazioni vede due commissari in quota Pdl (il fedelissimo del “biscione” Antonio Martusciello e Antonio Preto), uno in quota Pd (Maurizio Decina) e uno in quota Udc (Francesco Posterano).

Un’operazione degna dell’ancien regime al punto che nella squadra del garante della Privacy finisce l’ora ex capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, che ha sviluppato un’enorme competenza in materia di protezione dei dati personali come dermatologo.

Ecco, questa è l’antipolitica. Chi chiede trasparenza vede nelle istituzioni i soggetti chiamati ad uno dei compiti più nobili del vivere civile: ponderare scelte che hanno ricadute sull’intera comunità con la massima razionalità, dopo un ampio dibattito che coinvolga i rappresentanti di quella stessa comunità (il Parlamento, per chi l’avesse dimenticato) e partorire dopo un’attenta analisi. Chi invece occupa quelle istituzioni, al momento, è uno stupratore della democrazia, incapace di vedere che fuori dal palazzo infuria la protesta e vero responsabile di quello che rischia di trasformarsi da un giorno all’altro in un movimento di cambiamento che, se la corda si spezza, non sarà più fatto a colpi di petizioni, campagne e raccolte firme.

Sono queste le persone che stanno consegnando l’Italia al populismo di Beppe Grillo coltivando solo la propria autoconservazione come occupanti di un potere sempre più accerchiato da chi si trova ormai impoverito da questo sistema che lo circonda.

Su come poi si muoverà realmente la nuova Agcom, naturalmente, non si possono fare previsioni (a parte una: difficilmente farà peggio della precedente) e c’è da aspettare per la nomina del presidente (che con tutte le probabilità sarà il bocconiano Angelo Cardani). Ma resta la conferma che l’attuale classe politica ha totalmente perso (qualora l’abbia mai avuto) il polso del paese e pensa che se ai cittadini manca il pane si può sempre compensare con le brioches. Ecco, sappiamo come è andata a finire in situazioni analoghe.

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Agcom, trasparenza e prese in giro

Agorà Digitale denuncia l’ennesimo affronto fatto a chi si batte per la trasparenza nelle nomine Agcom. A questo punto l’intervento dei caschi blu sarebbe benvenuto.

UpdateNicotra invita i parlamentari a disobbedire.

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La Regione Lazio diventa open

L’open data passa la prova del Consiglio regionale, che approva il testo di legge sul “riutilizzo delle informazioni e dei dati pubblici”. Grazie a questa norma sarà possibile avere accesso all’enorme mole di dati custoditi nei database della “Pisana” così da permettere a chiunque lo sviluppo di statistiche e servizi o anche solo una più dettagliata valutazione dell’attività amministrativa regionale. L’esempio dichiarato non è da poco: il portale Data.gov, fortemente voluto negli Stati Uniti da Barack Obama. Una norma che viaggia verso il Bollettino ufficiale grazie all’impegno sul tema da parte dei Radicali.

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La resa di Calabrò e l’intervento dell’Onu

Confindustria e Fimi se ne facciano una ragione, ma stavolta abbiamo vinto noi. Ed è stata una grossa battaglia, che rischiava di essere vanificata da un governo di tecnici che dopo i vaneggiamenti è passato al silenzio, per decidere, infine, di non sporcarsi le mani. Pur contribuendo a rimettere subito le formazioni in trincea avallando la mancanza di trasparenza nelle nomine dei nuovi commissari Agcom, tanto da costringere l’Onu ad intervenire.

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