Special 301 è il rapporto con i quali i vertici dell’Office of the United States Trade Representative (USTR) analizzano lo stato della proprietà intellettuale nei vari paesi del mondo. Da questa analisi si ricava una Priority Watch List che ricomprende le nazioni nelle quali le violazioni di copyright sono più massicce; quest’anno sul podio finiscono Cina, Russia e Canada (il cui governo sarebbe responsabile di non aver aggiornato le leggi in materia di tutela del diritto d’autore come stabilito dagli accordi WIPO del 1997). L’Italia è presente nella lista da dieci anni; quest’anno l’USTR accusa il nostro Garante della Privacy di anteporre il diritto alla riservatezza degli utenti a quello di monitoraggio delle reti di file sharing e P2P riservato alle autorità di controllo. Tuttavia, si esprime un aperto plauso per le politiche di organismi come l’Agcom, che con le delibere 606/10/CONS e 607/10/CONS di fine 2010 avrebbe imboccato la strada giusta verso la lotta alla violazione di copyright. Ma qui viene da pensare alle polemiche che nel nostro paese hanno investito questi tentativi di regolamentazione così poco attenti ai bisogni degli utenti e dello sviluppo della Rete e invece così aderenti alle richieste di major ed interessi economici. E così, l’avvocato Guido Scorza mette in luce quanto l’impostazione, le argomentazione e interi periodi dello Special 301 siano ricalcati sulle posizioni che i rappresentanti dell’industria statunitense del copyright hanno inviato agli estensori del documento. I giudizi sull’Italia sembrano così essere stati scritti sotto dettatura di chi rappresenta gli interessi delle major, sia negli apprezzamenti alle iniziative dell’Agcom, sia nelle critiche mosse alla giustizia nostrana (che vanificherebbe i lodevoli sforzi delle forze dell’ordine), sia nelle suddette critiche al Garante della Privacy.
Se il governo scrive sotto dettatura delle major
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