Leggo l’ultimo libro di Gianni Riotta, “Il Web ci rende liberi?”, dopo aver fatto una scorpacciata di articoli sul ruolo che avrebbero giocato i social media, Twitter su tutti, nel percorso che ha portato alla rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale. Mi colpisce questo passaggio:
La tecnologia esalta, arricchisce e dà forza a fermenti che sono già attivi nella società, non sa crearli da zero dove non esistono. È catalizzatore, enzima, non motore immobile”.
Insomma, sui social network e sui nuovi strumenti digitali in generale sembrano cambiare direzione e modalità di comunicazione e spesso anche i linguaggi e i contenuti, ma non le pulsioni, le ragioni e i pensieri di chi decide di comunicare qualcosa al decisore di turno. E questo vale anche per i 516mila tweet sull’elezione del Capo dello Stato inviati da oltre 110mila utenti.