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USA: l’FBI contro il poker online
Pubblicato da Marco Ciaffone in USA il 19 aprile 2011
Frode bancaria, riciclaggio di denaro e gioco d’azzardo illegale. Sono queste le accuse mosse dall’FBI nei confronti dei gestori dei siti PokerStar, Full Tilt Poker e Absolute Poker, tra i maggiori nel panorama del gambling online. I domini dei siti sono stati bloccati e 76 conti bancari che vi facevano riferimento risultano chiusi. Le violazioni all’Unlawful Internet Gambling Enforcement Act (UIGEA) del 2006 che vengono contestate avrebbero fruttato fino a 3 miliardi di euro di incassi illeciti. In particolare si contesta l’aver fatto passare le transazioni online (tramite carte di credito) legate al gioco per acquisti di prodotti come fiori o palline da golf. L’UIGEA infatti proibisce alle banche di effettuare passaggi di denaro tra giocatori statunitensi e siti di casinò registrati all’estero (i siti incriminati “risiedono” tra Costa Rica e Regno Unito). I dirigenti dei siti erano infatti d’accordo con istituti di credito e banche in difficoltà per aggirare le norme, come si evince dall’indagine dell’FBI iniziata due anni fa. In manette finiscono così anche intermediari e vertici di istituti di credito di 14 stati. Se venisse provata la loro colpevolezza, tre dei dirigenti degli spazi online, già arrestati, rischierebbero fino a vent’anni di prigione oltre ad un’ammenda. Secondo PokerScout, che elabora statistiche sul mondo del gioco d’azzardo online, i tre siti l’anno scorso hanno totalizzato 1,8 milioni di giocatori; una schermata sulle homepage avverte ora i giocatori dell’avvenuto sequestro, ponendo dubbi su dove andranno a finire i soldi di chi aveva un account aperto.
IDENTITA’ DIGITALI – Arriva invece dal Dipartimento del Commercio la presentazione ufficiale della National Strategy for Trusted Identities in Cyberspace (NSTIC): obiettivo è promuovere una partnership tra pubblico e provato per la creazione di un sistema di identità sicure online utilizzabili dalle industrie nella maniera più ampia possibile. E’ arrivato un plauso aperto dal mondo delle imprese del web, soprattutto per un’iniziativa che non prova ad imporre ma rimette al dibattito tra i protagonisti la messa a punto di una soluzione alle piaghe come il furto d’identità che ogni anno pesano sull’Internet Economy USA per 37 milioni di dollari.