Chiusi Megaupload e Megavideo

Sembra una risposta a chi ha gridato contro gli enforcement selvaggi alle norme sul diritto d’autore oscurando i propri siti e inviando missive di massa ai congressisti. I cyberlocker Megaupload e Megavideo sono stati chiusi dall’FBI e dal Dipartimento di Giustizia americana, i quali hanno ottenuto anche l’arresto del fondatore Kim Schmitz e di altri tre amministratori del sito (peraltro fermati in Nuova Zelanda, un esempio di collaborazione internazionale davvero efficiente!).

L’accusa è quella che da tempo (da sempre) i signori del copyright muovono contro i due siti: violazione massiva di copyright (oltre ad associazione a delinquere e riciclaggio). Poco importa che i due “armadietti digitali” si limitino ad incamerare ciò che caricano gli utenti, agendo di fatto da intermediari e fornendo uno spazio che come vocazione primaria non può avere la mera violazione del diritto d’autore.

Immagino solo che se avessi caricato su una delle due piattaforme un video nel quale con la totale libertà di parola che ci è concessa mi fossi scagliato davanti ad una webcam contro un sistema capace di certi abusi, il mio atto di libertà d’espressione sarebbe finito offline insieme a tutti i file protetti da diritti caricati da altri utenti. Non è una violazione questa? Non è uno sconfinamento, un eccesso nelle misure (legittime) di lotta alla pirateria? Non è una vera e propria sospensione di alcuni diritti fondamentali praticata nel nome di un interesse economico?

A mio avviso, si. Ed è frustrante quanto la coperta sia corta per chi protesta: da un lato si dà una piccola spallata al Congresso. Dall’altra, si viene colpiti in maniera durissima, mortale. Ribadisco: la lotta alla pirateria è sacrosanta ma il diritto d’autore non può prevalere sulla libertà d’espressione e sulla libertà d’impresa (giusto per citarne un paio).

Intanto, partono gli attacchi hacker (Anonymous in testa) mentre c’è chi come Stefano Quintarelli aggiunge preoccupanti particolari:

Faccio notare che, sequestrando i server, le forze dell’ordine hanno l’intero database degli utenti con tanto di indirizzi email, numeri di carte di credito e probabilmente log ed indirizzi IP.

Proprio poche settimane fa si era manifestato lo squilibrio di forze tra le industrie del disco e le ragioni di Megaupload; il cyberlocker diffondeva il materiale audio/video di una sua nuova campagna pubblicitaria messa a punto con il supporto di numerosi artisti legati a diverse major (e dunque alla RIAA). La Universal chiedeva ripetutamente a Youtube di censurare i suddetti materiali, i cui elementi però risultavano essere di proprietà di Megaupload. Nonostante tutto, il canale in questione rischiava di essere chiuso per ripetute infrazioni tutte da provare. Il caso approdava in tribunale pochi giorni dopo. Qui una ricostruzione della vicenda.

P.s.: Il Commissario Responsabile dell’Agenda Digitale europea Neelie Kroes “is glad” on Facebook in merito alle proteste di ieri

Update – Il “SOPA all’italiana” di Giovanni Fava viene approvato dalla Commissione Politiche Comunitarie.

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