Il Consiglio di Stato francese sarà chiamato a valutare il ricorso presentato da 20 grandi aziende delle telecomunicazioni (tra le quali anche Google e Facebook) contro le nuove norme adottate nel paese in maniera di data retention. Nel dettaglio, si tratta di un decreto dell’Eliseo del 2004 entrato in vigore il mese scorso, del quale si contesta di aver inserito le password tra i dati che provider e fornitori di telecomunicazioni devono conservare. Questo aspetto andrebbe oltre le indicazioni contenute nella direttiva europea in materia, la 2006/24/CE, già criticata perché prevede che la conservazione duri dai sei mesi ai due anni.
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In Francia si processa la data retention
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L’unica conclusione che posso trarre è che l’ambiente di Internet è una risorsa della quale va incentivato lo sviluppo nell’interesse del più ampio benessere sociale, e che vanno al contempo compresi i suoi pericoli così da strutturare un sistema di regolamentazione funzionale proprio a quello sviluppo.
Il tutto stigmatizzando senza appello il controllo censorio e il filtraggio mossi dagli scopi politici o economici di pochi. L’impostazione più consona alla regolamentazione di Internet, date le caratteristiche del mezzo, sembra dunque essere la costante collaborazione tra il legislatore, la magistratura, il governo, le autorità in generale e i produttori di contenuti (chiamati soprattutto a elaborare modelli di business adatti alla Rete) nonché i fornitori di servizi, i provider, gli intermediari e la sempre più vasta comunità degli internauti.
Stiracchiando un paio di concetti al di fuori del loro ambito, potremmo dire che bisogna passare da una “legislazione broadcast” ad una “legislazione netcast”.
Detto in altri termini, la Rete non sta bene in una gabbia, ma solo in un’altra rete.L’intervento a Radio1 – 10 aprile 2013
L’intervento a Radio1 – 28 dicembre 2011
L’intervento a Radio1 – 11 ottobre 2011