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Questa voce è stata pubblicata il 9 aprile 2011, 13:21 ed è archiviata in Il mondo del Web. Puoi seguire le risposte a questa voce tramite RSS 2.0. Puoi lasciare una risposta, o mandare un trackback dal tuo sito.
L’unica conclusione che posso trarre è che l’ambiente di Internet è una risorsa della quale va incentivato lo sviluppo nell’interesse del più ampio benessere sociale, e che vanno al contempo compresi i suoi pericoli così da strutturare un sistema di regolamentazione funzionale proprio a quello sviluppo.
Il tutto stigmatizzando senza appello il controllo censorio e il filtraggio mossi dagli scopi politici o economici di pochi. L’impostazione più consona alla regolamentazione di Internet, date le caratteristiche del mezzo, sembra dunque essere la costante collaborazione tra il legislatore, la magistratura, il governo, le autorità in generale e i produttori di contenuti (chiamati soprattutto a elaborare modelli di business adatti alla Rete) nonché i fornitori di servizi, i provider, gli intermediari e la sempre più vasta comunità degli internauti.
Stiracchiando un paio di concetti al di fuori del loro ambito, potremmo dire che bisogna passare da una “legislazione broadcast” ad una “legislazione netcast”.
Detto in altri termini, la Rete non sta bene in una gabbia, ma solo in un’altra rete.