Circa duemila studenti scesi in piazza per protestare contro l’uccisione di un pastore appartenente ad una minoranza etnica ad opera di un camionista cinese di etnia Han. Una situazione che, creatasi nella Mongolia Interna, è considerata così delicata da spingere le autorità cinesi ad oscurare ogni riferimento ad essa veicolato dai social network del paese. Dunque, il timore che alla lunga si potesse trovare in casa movimenti come quelli quelli che in Medio Oriente hanno rovesciato governi e mobilitato alla protesta masse di cittadini ha fatto propendere Pechino per soluzioni drastiche. Il filtraggio colpisce così le centinaita di milioni di utenti dei servizi di microblogging Sina e Tencent e del “Facebook cinese” Renren, con i profili provenienti dalla regione in questione inaccessibili dalla Cina.
Nel frattempo, da Pechino arrivano conferme circa la creazione di un cybercommando incaricato di difendere il paese da eventuali attacchi digitali esterni. Trenta uomini formano così The Blue Army.