Fastweb ed NGI indagati per favoreggiamento nel caso Btjunkie

BtunkiePer la prima volta in Italia l’Autorità Giudiziaria ha delineato i contorni della responsabilità degli Internet Service Provider in casi della specie”. E’ quanto si legge nel comunicato stampa diramato dalla Guardia di Finanza di Cagliari nel quale si annuncia che il sostituto procuratore del tribunale del capoluogo sardo, Giangiacomo Pilia, ha diramato un provvedimento con il quale si mettono sotto indagine Fastweb ed NGI. I due ISP si sarebbero macchiati di favoreggiamento nei confronti del sito Btjunkie.org (e .com), motore di ricerca di BitTorrent diventato irraggiungibile nel nostro paese alla fine di aprile 2011 nell’ambito dell’operazione Poisonous Dahlia condotta dalla stessa Guardia di Finanza di Cagliari. Gioia della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), che aveva definito il search engine come un enorme supermercato del falso multimediale alla luce di circa 500mila accessi quotidiani dall’Italia e dei 3,5 milioni di euro annui che si stima i gestori del sito abbiano guadagnato con questo servizio.

I due provider indagati sostanzialmente non avrebbero oscurato del tutto la piattaforma nonostante l’ordine del magistrato. Da parte sua Fastweb si difende parlando di problema tecnico e specifica in una nota ufficiale: In relazione alle indagini della Procura della Repubblica di Cagliari su FASTWEB per non aver inibito l’accesso ai siti e agli indirizzi IP di ” Btjunkie”, la Società rende noto che, in seguito alla richiesta della Procura della Repubblica, aveva già in passato provveduto a inibire i domini http://www.btjunkie.org e http://www.btjunkie.com . Per cause ancora da accertare, alcuni indirizzi IP erano invece ancora raggiungibili dalla rete Fastweb. Da questa mattina tutti gli indirizzi IP, oggetto del decreto di inibizione, non sono più raggiungibili”.

UPDATE 15 LUGLIO – La vicenda si è aggrovigliata in poche ore. Qui Luca Annunziata prova a fare un po’ di chiarezza.

UPDATE 16 luglio 2011 – La Guardia di Finanza di Cagliari comunica di aver oscurato anche i server proxy tramite i quali venivano bypassati i blocchi imposti a Btjunkie; nello specifico, offline risultano i servizi legati a proxyitalia.com/btjunkie.org. Segnalo un simpatico commento di Massimo Mantellini, mentere l’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) dirama un comunicato nel quale afferma: “AIIP respinge l’accusa diffamatoria che le aziende che offrono servizi di telecomunicazioni favoriscano in alcun modo l’illegalità, quando ne sono invece fortemente danneggiate a causa della alterazione dei profili medi di traffico”; è essenziale, secondo l’Associazione, “garantire la tutela del diritto d’autore contemperandola con il diritto di accesso ai contenuti digitali a condizioni eque e ragionevoli che consentano di remunerare gli effettivi titolari dei diritti fruiti”, posizione già espressa nella consultazione in merito alla delibera Agcom 668/2010. E prorpi in merito a quest’ultimo punto, segnalo le 10 risposte di Guido Scorza alle altrettante domande poste dalla SIAE.

UPDATE 19 LUGLIO 2011 – I gestori di Btjunkie per permettere alla loro creatura di tornare online annunciano di voler creare un proxy ad hoc tramite il servizio Google Apps, il che metterebbe le autorità italiane di fronte alla prospettiva di dover oscurare direttamente IP di Mountain View. Ovviamente, la prospettiva di scontro vale anche per Google, le cui decisioni in merito andranno aspettate. 

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