Articoli con tag Agcom
Cosa succede il 6 luglio?
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 28 giugno 2011
Provo a sintetizzarlo al massimo: il 6 luglio entra in vigore un nuovo regolamento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) che affiderà a quest’ultima il potere di oscurare siti sospettati di facilitare la pirateria. Il che fa sorgere almeno tre ordini di problemi: il primo è che, unico caso nel mondo occidentale, ad un organismo amministrativo vengono rimessi poteri che spettano alla magistratura, assurdo in quanto entrano in ballo diritti costituzionalmente tutelati come la libertà di manifestazione del pensiero sul quale solo un organo costituzionale può decidere (la magistratura, appunto); il secondo è che quasi certamente l’Agcom verrà sommersa da un numero di richieste da parte dei detentori di diritti che la manderanno in tilt; l’ultimo, è il chiaro interesse delle reti televisive del Presidente del Consiglio a che il Web venga riportato il più possibile in una logica più vicina al tubo catodico che al router. Appare infine una presa in giro da parte dell’Authority l’aver ignorato le voci sollevatesi contro questi provvedimenti negli oltre sei mesi di consultazione pubblica indetta con la delibera 668/10/CONS.
Occorre dunque mobilitarsi su tutti i canali; rilanciamo l’iniziativa NoCensura promossa da Agorà Digitale alla quale è possibile aderire cliccando qui. Una “disobbedienza civile al contrario” viene inoltre proposta da Guido Scorza, il quale nella stessa sede mette in luce anche come il regolamento Agcom si ponga in contrasto con le previsioni dello stesso Decreto Romani dalle cui deleghe prende vita.
Proprio mentre scrivo questo post mi arriva la notizia che il sito dell’Agcom è sotto attacco DDOS, operazione già rivendicata dal gruppo Anonymous.
UPDATE 29 giugno 2011 – Marco Calamari ricostruisce il percorso della censura online nel nostro paese partendo dal decreto Gentiloni del 2007.
UPDATE 30 giugno 2011 – Guido Scorza presenta 10 domande da sottoporre all’Agcom.
L’Autorità Dipendente
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 27 giugno 2011
Pochi giorni fa gli estensori del “Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet” hanno incontrato il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò; vale la pena di leggere per intero il (pesante, denso e pesante) resoconto che fa Luca Nicotra sul suo blog.
“Ho pensato inizialmente di scrivere questo messaggio solo alla cerchia di alcuni conoscenti da mobilitare. Mandare una mail collettiva per raccontar loro questa storia incredibile di potere a cui ho assistito incontrando il Presidente dell’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni, Corrado Calabrò. Ho avuto un intero viaggio in treno Roma-Pisa per pensarci. Alla fine mi sono deciso leggendo i post degli amici avvocati Fulvio Sarzana e Marco Scialdone, che impressionati come e piu’ di me dall’incontro, chiamano alla mobilitazione, e lo fanno pero’ raccontando un bollettino di una sconfitta.
Non è così. Dobbiamo dirlo altrimenti non si capisce perche’ stiamo urlando ai bari. Non c’era nessuna partita. L’intera Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è un enorme imbroglio, un gioco di prestigio del potere. E non credo di fare l’eroe nel raccontarvelo. Sono un semplice cittadino che decide che è arrivato il giorno di rischiare seriamente di prendersi una querela per raccontare davvero cio’ che ha visto.
Ho visto (ed è diverso da sentirselo dire) che chi dovrebbe vigilare sull’informazione, il cibo che ci e vi permette di pensare o di non pensare, è un ologramma proiettato da qualcun’altro. E c’entrano poco, Enzo Mazza e l’Industria dell’Intrattenimento (i colossi del cinema e della musica) con cui ce la siamo presa fino ad ora. Poveri noi e scusa Enzo, non avevamo capito niente, non avevamo capito che la partita era ben più grande, di un livello che tocca invece quell’enorme conflitto di interesse del nostro Presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset e tutti i suoi (ex?)dipendenti all’interno del Ministero dello Sviluppo Economico e nell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. O cominciamo a dire che è questa la partita o non ci capirete, non capirete perchè ci agitiamo e sbraitiamo.
E non capendo non ci telefonerete e scriverete per darci una mano. Chi è di voi giornalista non ne parlerà infuriato, e anzi vi chiederete se è giusto dare cosi’ tanto spazio ad un gruppo di mitomani. Non verranno decine di attivisti o di esperti nella sede di Agorà Digitale ad aiutarci. Mentre abbiamo dannatamente bisogno di voi, e del vostro sostegno. Abbiamo bisogno che ci andiate alla pagina www.agoradigitale.org/nocensura e lasciate i due euro che date ogni giorno a quel passante bisognoso ma non ad una battaglia cruciale per la democrazia come questa.
Nei giorni precedenti all’incontro di Calabrò con gli altri amici dell’iniziativa www.sitononraggiungibile.it avevamo molti dubbi sull’atteggiamento da tenere con il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che finalmente si era deciso a riceverci. Marco Pierani di Altroconsumo suggeriva di provare a stimolare il giurista che era in lui, facendogli capire che sarebbe stato ricordato nella storia come l’autore di un mostro “giuridico” e “civile” nell’occidente. Fulvio Sarzana ragionava sul fatto che sarebbe comunque stato possibile ottenere qualche concessione, e quindi di insistere sulle nostre argomentazioni. Solo Marco Scialdone, mi dava corda, cominciava a capire che c’era qualcosa di diverso da tentare, che forse era ora di iniziare una mobilitazione, che forse ci stavano prendendo in giro.
Il fatto è che nessuno di noi era pronto a cio’ che ci si è presentato di fronte.
Calabrò non si era preparato un discorso o una parte da recitare. Non ha provato a contrapporre argomentazioni alle nostre, che ignari, siamo subito partiti, ordinati come scolaretti, a spiegare pacatamente le nostre posizioni e le nostre critiche.
Calabrò ha deciso di mettere in scena il potere che non deve giustificarsi, che può dire beffardamente, quasi ingenuamente “Speriamo di no” mentre gli spieghiamo l’inferno di decine di migliaia di richieste di rimozione di contenuti da cui saranno sommersi. Sarà il far west, con un approssimazione totale nella decisione di rimuovere o chiudere siti web, e decine, centinaia forse migliaia di contentuti innocenti e abusi del sistema. È questa l’ovvio risultato della censura. È questo il motivo per cui non è MAI accettabile in democrazia.
“Speriamo di no” non è dialogo. È la frase che può dire un pezzo di potere perchè sa che non c’e’ scelta, non c’e’ dibattito, la decisione di far passare il regolamento è già avvenuta altrove e il massimo che può fare è sperare di non essere travolto.
Chissà com’eravamo buffi agli occhi di Calabrò quando gli abbiamo chiesto conto del fatto che senza preavviso aveva rimosso Nicola D’Angelo, l’unico commissario che aveva promesso una lotta fino all’ultimo per evitare un sistema di censura cosi’ pervasivo. Eravamo buffi e gli abbiamo ispirato una sorta di barzelletta: “Mi avevano informato ” – ci ha detto sorridendo – “che D’Angelo voleva dimettersi. E allora l’ho dimesso io, il giorno prima”. Cosa potevamo rispondere noi di fronte a questo?
Quando ci ha detto che le nostre preoccupazioni erano infondate, che l’Autorità vuole solo rimuovere singoli contenuti anche all’estero e non oscurare interi siti web, abbiamo provato a dirgli che non è possibile, se non con un controllo totale del contenuto del traffico in rete, e quindi dell’attività di ogni cittadino. Gli abbiamo anche detto dei costi ingenti, che porteranno alla chiusura di molte imprese e lui ha risposto, mentendo: “Strano, nessuno ci aveva parlato di costi fino ad ora. Ci avevano detto che prima non era possibile e che ora è possibile.”. “Strano”, ci ha detto. “Strano”. Il Presidente dell’Autorità ci ha detto “strano” di fronte a quello che a noi invece pare un folle incubo.
È stato inutile ovviamente provare a parlare di dati di studi indipendenti. Non sa nemmeno cosa voglia dire il concetto di indipendenza, l’Autorità Dipedente che ci ha risposto “a noi invece l’industria ha detto che ad essere penalizzati sono i giovani”.
Ovviamente non ha risposto a nessuna delle preoccupazioni giuridiche esposte dai bravi avvocati presenti. Come se non gli interessasse che l’Autorità di cui è Presidente sta per violare le leggi con il suo regolamento. Non gli interessa probabilmente perchè il potere ha mille risorse e se il TAR a cui ricorreremo boccerà il regolameno, probabilmente interverrà il Governo a riproporre lo stesso regolamento in forma di decreto legge, mettendoci una pezza.
“L’Italia sarà un esperimento, noi saremo un esperimento. Possiamo fermarci?” ha chiuso Calabrò, e senza motivazione, e anzi contraddicendo quanto aveva appena detto circa la complessità della materia si è risposto “No, dobbiamo chiudere subito, dobbiamo chiudere entro l’estate”.
È sceso il silenzio mentre poi tutti abbiamo cominciato a lasciare la sala riunioni. Impietriti ci guardavamo e allo stesso tempo ragionavamo sul baratro potenzialmente senza fondo, in cui sta per buttarci l’Autorità.
E ci chiedevamo perché?
Chi è che cosa può portare un’Autorità a rischiare a mettere in gioco se stessa e quindi anche le poltrone di tutti quelli che ci stanno all’interno? Perchè rischiano cosi’ tanto, perche’ stanno accellerando, in una corsa folle e senza freni? Perchè qualcosa che era previsto per l’autunno verrà approvato tra pochi giorni, il 6 luglio? Perche’?
E la risposta è semplice, e la sanno tutti dentro l’autorità. La sanno i funzionari e gli altri dirigenti che in gran parte tifano per noi e non ce la fanno piu’ a sopportare questo schifo. Si teme che presto l’aria politica fuori e dentro Agcom non sarà cosi’ favorevole. Forse non ci sarà la stessa protezione dei grandi soggetti dominanti il mercato dei media e non sarà cosi’ facile spianare la strada ai progetti di conquista che il sistema mainstream ha sull’informazione online. E allora bisogna fare in fretta, raccogliere tutto il possibile in tempi brevi.
E allora che importa se ci avevano assicurato che ci sarebbe stato un nuovo incontro con tutti i soggetti interessati per discutere i risultati della consultazione pubblica? Che importa se ci avevano rassicurato che il regolamento, nella sua forma definitiva sarebbe anch’esso entrato nuovamente in consultazione permettendo un ampio dibattito? Che importa mentire e mentire pubblicamente? Che importa? Hanno tagliato tutto perche’ hanno una fretta terribile. Se mamma televisione impone che il Web italiano debba essere forgiato in questo modo, Agcom e Calabrò obbediscono.
Ci ha detto un funzionario: “Ma è possibile che qui sotto vengano a protestare per ogni stronzata e ora, che stanno per portare una censura infernale in Italia non c’e’ un cane che venga a dire qualcosa?”.
Mentre il Web si sta mostrando in tutta la sua magnficenza, in tutta la sua capacità di mobilitazione, in tutto il suo potenziale di sviluppo per la società, dobbiamo tentare di raccontare all’Italia l’incubo in cui stiamo per finire. Dobbiamo riuscire a mettervi un tarlo nella testa. A voi che avete usato la rete per far passare contro ogni probabilità i referendum, voi che leggete questo post.
Continuo a postare questo dannato indirizzo www.agoradigitale.org/nocensura con la speranza che vi venga questo dubbio, continuo ad invitarvi a scrivermi (nicotra (at) agoradigitale.org), a venire a darci una mano, a scriverne sui giornali online e offline, a darci la forza economica di giocare una partita in cui per ora non ci hanno neppure permesso di scendere in campo.
Che dite, ci aiutate a fare qualcosa di buono?”.
Segnalo anche il commento dell’avvocato Guido Scorza.
UPDATE 28 giugno 2011 – Intervista a Luca Nicotra su L’Espresso.
Il Libro Bianco su copyright e diritti digitali
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web, Italia il 17 giugno 2011
Clicca sull’immagine per il Pdf del “Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet”, presentato alla Camera dei Deputati il 14 giungo.
UPDATE 19 giugno 2011 – Alla luce degli insulti ricevuti per l’iniziativa del Libro Bianco, Agorà Digitale ha deciso di promuovere una campagna di mobilitazione. E’ qui possibile compilare un form per dare la propria disponibilità, specificando quale potrebbe essere il proprio contributo.
Broadband italiana in zona retrocessione
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 14 giugno 2011
L’allarma è forte: “L’Italia, sulla banda larga, è sull’orlo della retrocessione in serie B”. A lanciarlo è il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò davanti al Parlamento, in occasione della presentazione della relazione annuale sulle attività svolte dall’Authority. Le motivazioni sono presto dette: “la penetrazione della banda larga è del 22% per cento, a fronte di una media europea del 26,6 per cento […] esiste ancora un digital divide del 4 %” e “circa il 18 per cento della popolazione è servita da ADSL sotto i 2 Mbit al secondo”, il che potrebbe rendere impossibile al nostro paese la diffusione della broadband su tutto il territorio, soprattutto vista la differenza di velocità che ancora persiste tra connessioni fisse e mobili. L’immobilismo del Governo e la mancanza di accordo tra gli attori in causa sono altre importanti cause alla base di una situazione tanto critica, nella quale continua a mancare una seria Agenda Digitale.
Nella stessa sede, come riportato in un precedente post, è arrivata la “controrelazione” di Agorà Digitale, Adiconsum, Assonet Assoprovider-Confcommercio e Studio Legale Sarzana collegata alla presentazione del “Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet”. Qui il video dell’intervento al quale ha preso parte anche il commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Nicola D’Angelo, che ad inizio maggio era stato sollevato dall’incarico di relatore della delibera dell’Agcom668/2010. Segnalo anche le reazioni espresse a caldo da Stefano Quintarelli.
TAVOLO ROMANI – Il tema broadband, in ogni caso, è caldo già da diverse ore. La settimana scorsa infatti il Presidente di Telecom Franco Bernabè esprimeva questa posizione in merito in merito al Tavolo Romani: “Da nessun’altra parte c’è un intervento diretto del pubblico. Se lo Stato vuole tornare a essere imprenditore va benissimo: ha Infratel e lo faccia per conto suoi”, rischiando però così di tornare “indietro di 15 anni, al ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni […] No allo Stato imprenditore e basta perdite di tempo: si bloccano gli investimenti in banda larga e ultralarga. Abbiamo un piano di investimenti su 13 città nel 2011 e 125 città entro il 2018 e siamo trattenuti dall’andare avanti”, soprattutto per i “vincoli rappresentati dalla regolamentazione e quelli dei tavoli che ci impediscono di accelerare i tempi”. Bernabè rilanciava così il dibattito tra la Telecom, che ribadisce di poter mettere a punto da sola una rete di nuova generazione, e chi invece pensa che il paese se ne possa permettere una sola e condivisa tra tutti gli operatori. Poche ore dopo, il presidente di Telecom allarga la questione indirizzando alla Commissione Europea (in particolare al responsabile dell’Agenda Digitale Neelie Kroes) una lettera nella quale si lamentava dell’Agcom e delle sue politiche in materia di sviluppo delle infrastrutture di rete in Italia, proprio mentre il ministro Paolo Romani risponde alle accuse: “Non si tratta assolutamente di una nazionalizzazione anche perché il 10 di novembre del 2010 abbiamo firmato con Telecom Italia un memorandum of understanding dove c’è scritto che la società pubblico-privata, la Infraco, agisce secondo il principio di sussidiarietà e interviene con un’infrastruttura passiva. Lo Stato non si mette dunque a fare nessuna concorrenza alle aziende italiane di telecomunicazione ma contribuisce a favorire il mercato”. Romani aggiungeva che Telecom non vorrebbe l’intervento pubblico per la paura di perdere quella posizione di vantaggio nei confronti degli avversari garantitale dall’essere ex monopolista.
Il tutto mentre ancora si attende l’avvio dell’asta delle frequenze, altra vicenda sempre più vicina ad assumere i tratti della telenovela.
Diritti della Rete, arriva un Libro Bianco
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 9 giugno 2011
Pirateria online, P2P, copyright e regolamentazione della Rete analizzati alla luce di ricerche indipendenti condotte da università e governi. Sono le poche parole con le quali riassumere i contenuti del “Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet” che verrà presentato alla Camera dei Deputati il prossimo 14 giungo, giorno nel quale avrà luogo nella stessa sede la Relazione annuale del Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Antonio Catricalà. La conferenza stampa di presentazione del volume è patrocinata dalle associazioni Agorà Digitale, Adiconsum, Assonet e Assoprovider-Confcommercio e dallo Studio Legale Sarzana.
Il Libro Bianco punta a “smascherare tutta la retorica costruita intorno alla pirateria” soprattutto dalle major dell’intrattenimento sempre pronte ad esercitare pressioni sui governo nazionali a loro volta responsabili di normative repressive della libertà online. Esempio è la delibera dell’Agcom 668/2010, la quale “mira a introdurre un meccanismo che consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria”. Di non poco conto, in questo senso, la presenza del Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Nicola D’Angelo, che ad inizio maggio era stato sollevato dall’incarico di relatore della delibera sopra citata. Presente sarà anche il deputato radicale Marco Beltrandi, primo firmatario di alcune tra le proposte di legge più innovative sul fronte del diritto d’autore.
INDUSTRIALI DIGITALI – Nasce intanto a Roma “Confindustria Digitale”, soggetto che riunendo in federazione la rappresentanza industriale mira a promuovere l’economia di bit nel nostro paese.
Intervista a Nicola D’Angelo
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 14 Maggio 2011
Daniele Lepido intervista Nicola D’Angelo, il commissario dell’Agcom rimosso dall’incarico di relatore della delibera 668/10/CONS sul diritto d’autore online.
Se l’Agcom boicotta chi lotta per una Rete libera
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 6 Maggio 2011
Saranno state le sue posizioni progressiste in materia di tutela del diritto d’autore e neutralità della Rete. Fatto sta che il consigliere dell’Autorità Garante per le Comunicazioni (Agcom) Nicola D’Angelo sarebbe stato sollevato dall’incarico di relatore della delibera 668/10/CONS sul diritto d’autore online. D’Angelo, docente universitario e magistrato amministrativo, si occupava della stesura del documento con Gianluigi Magri, al quale sarà ora affiancato un altro degli 8 consiglieri dell’Authority (c’è chi lo indica in Sebastiano Sortino, ex direttore della Federazione Italiana degli editori di giornali e dunque personaggio con orientamento ben diverso da quello del predecessore). Mesi fa D’Angelo si era espresso parlando delle leggi nostrane sul diritto d’autore come di norme antiquate e non adatte ai tempi e che andrebbero dunque riformulate per essere più adatte alle nuove realtà prima di discutere di soluzioni che, stante un inappropriato quadro legislativo, presenterebbero un “peccato originale”. Nelle stesse ore si dimetteva da relatore della precedente bozza del regolamento sulla disciplina del Web radio e delle Web TV (la 607/10/CONS) in polemica con misure giudicate generalizzanti dell’universo dell’audiovisivo in Rete.
UPDATE 12 maggio 2011 – E’ stata recapitata in merito una lettera al presidente dell’Agcom Corrado Calabrò; in essa sono presenti richieste di spiegazioni sulla vicenda, maggiore trasparenza negli atti e incontri dei commissari con i firmatari (Agorà Digitale, ADICONSUM, ALTROCONSUMO, ASSONET-Confesercenti, ASSOPROVIDER-Confcommercio, FEMI, Istituto per le Politiche dell’Innovazione e Studio Legale Sarzana).
LA DELIBERA – Parlando dello specifico della 668/10/CONS (“Consultazione pubblica su lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”) essa arriva in attuazione dell’articolo 6 del Decreto Romani del marzo 2010. Un’ampia analisi della stessa è presente qui.