G8 per la Rete, ecco i nomi

eG8 Forum per InternetInizia domani a Parigi, anticipando il G8, l’incontro in terra francese vedrà per la prima volta una sezione espressamente dedicata ad Internet, l’eG8 Forum, al quale parteciperanno i vertici dei colossi del Web, da Mark Zuckerberg (Facebook) ad Eric Schmidt (Google) fino a Jimmy Wales (Wikipedia). E per l’Italia? A rappresentare la Rete nostrana saranno, tra gli altri, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, il giurista Stefano Rodotà el’avvocato e blogger Guido Scorza.

Ed è proprio Guido Scorza ad analizzare la partecipazione italiana all’evento con un pezzo pubblicato su Wired.it e che riporto integralmente qui sotto:

Qui a Parigi siamo a poche ore dall’intervento con il quale Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese aprirà i lavori dell’e-G8 Forum. Il clima è quello delle grandi occasioni anche se, forse, l’etichetta istituzionale lascia il posto a quella delle kermesse mediatico-commerciali il che, considerata l’importanza ed il rilievo per il futuro della Rete dei temi dei quali si discuterà, non può non preoccupare.

Una riflessione sulla governance della Rete guidata dai soli stakeholders economici non è, certamente, uno scenario auspicabile. In questo senso, d’altra parte, nelle ultime ore alcune tra le più importanti e rappresentative associazioni attive sul versante della governance di Internet hanno denunciato il loro mancato coinvolgimento ed auspicato, per il futuro un approccio, realmente, multi-stakeholders.

A prescindere da queste preoccupazioni e perplessità destinate a prendere corpo o – come c’è da augurarsi – ad essere smentite nelle prossime ore, tuttavia, c’è un dato che, sin d’ora, sfortunatamente balza agli occhi: gli italiani che partecipano al vertice sono pochi, anzi pochissimi rispetto agli oltre mille partecipanti. Siamo meno di quindici su millecentocinquanta partecipanti e la nostra rappresentatività scende vertiginosamente, riducendosi a meno della metà se si eliminano dall’elenco quanti, pur avendo origini italiane, sono qui in rappresentanza di società ed organizzazioni straniere. Solo tre su oltre cento relatori, d’altra parte, gli italiani che prenderanno la parola nella due giorni di discussione: Franco Bernabé, Presidente di Telecom Italia, Carlo de Benedetti Chairman del Gruppo Editoriale l’Espresso e Luca Ascani, AD di Populis. Inutile ricordare che le posizioni a proposito della crescita e della governace della Rete dei primi due non rappresentano, sebbene per ragioni diverse, esattamente il modo di guardare ad Internet degli italiani. La rappresentanza del Governo è affidata a Gianluigi Benedetti, Consigliere diplomatico del Ministro Brunetta mentre l’unico parlamentare presente è Vincenzo Vita (PD). Anche in questo caso, difficile dirsi soddisfatti dello scarso interesse che la politica italiana ha riservato all’incontro.

Possibile che nessun altro dei tanti onorevoli e membri dell’esecutivo che negli ultimi anni hanno, a più riprese, deciso di occuparsi di questioni della Rete abbia ritenuto opportuno partecipare al meeting? Sono rimasti tutti a casa per scelta e per occuparsi delle beghe elettorali o sono stati lasciati a casa dagli organizzatori? Quale che sia la risposta, in ogni caso, l’Italia non uscirà da questo primo e-G8 facendoci una bella figura. Ci confermiamo, purtroppo, un Paese capace di guardare alla Rete solo quando si tratta di varare provvedimenti censori e restrittivi dei diritti e delle libertà fondamentali. Dove sono gli zelanti commissari dell’AGCOM che si accingono a dettare le nuove regole del diritto d’autore in Rete? E la SIAE? Tutti convinti di conoscere già tanto bene il fenomeno Internet da non aver bisogno di ascoltare il pensiero dei protagonisti del mondo della Rete? Il Ministro Romani ed i suoi funzionari? Dopo aver pensato di trasformare la Rete in una grande TV hanno preferito disertare il vertice?

L’Italia, comunque vadano i lavori di questo primo G8 Forum dell’Internet, ha perso l’ennesima piccola, grande occasione e dimostrato, ancora una volta, di ritenere la Rete solo un grande giocattolo al quale guardare come ad una minaccia per gli interessi economici e politici dei soliti noti”.

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