Articoli con tag Regolamentazione
NGN: Google&Co. devono pagare
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 7 aprile 2011
Per la messa a punto della New Generation Network è necessaria una spesa alla quale devono partecipare anche quei soggetti, le net company, che ricavano grossi introiti dalla rete ma non partecipano alla sua evoluzione infrastrutturale. E’ questa la linea emersa durante l’audizione alla Commissione Lavori Pubblici al Senato, durante la quale Stefano Parisi, ex Amministratore Delegato di Fastweb e attuale presidente di Asstel, ha evidenziato come i tempi d’azione siano stretti perché la rete italiana rischia il collasso. Gli investimenti dovranno così essere ingenti ma non dovranno provenire da soldi pubblici, con lo Stato che sarebbe chiamato soprattutto ad un ruolo normativo entro il quale si pongano i lavori per l’implementazione della rete di nuova generazione. E per la prima volta in sede istituzionale viene citato a proposito Google. Anche per il presidente di Telecom Bernabé le net company vanno responsabilizzate in questo senso, perché non solo ottengono “a livello mondiale, ricavi totali analoghi a quelli conseguiti dagli operatori di rete per l’accesso a Internet (circa 130 miliardi nel 2010), pur non essendo gravati dagli elevati investimenti infrastrutturali di questi ultimi”, ma non lasciano neanche “occupazione e risorse fiscali in capo ai paesi in cui vengono realizzati”. Bernabé confermava comunque gli impegni di Telecom: 8,7 miliardi nel triennio 2011-2013 dopo l’investimento di 3,1 miliardi del 2010. A margine dell’incontro è stato proposto di passare la gestione dell’NGN dal Ministero dello Sviluppo Economico a quello delle Infrastrutture, prima di fare il punto sulla situazione dell’asta per le frequenze a 800 mhz che dovrebbe fruttare 2,4 miliardi di euro da investire per la banda larga, asta che per il momento appare sospesa.
Il tutto mentre Google investe in Youtube: 100 milioni di euro per trasformare il Tubo in un network televisivo. Sembrano tanti, ma sembrano proporzionati al cospetto dei 554 milioni incassati dalla piattaforma nel 2010. In ogni caso, i tempi del restyling del sito sono ancora da valutare.
L’anziana, il rame e la connessione staccata
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web il 7 aprile 2011
A Ksani, piccolo villaggio dell’Armenia, è bastata una vanga per lasciare milioni di persone senza connessione a Internet per 5 ore. E’ quanto successo il 28 marzo 2011, quando un’anziana ha tranciato i cavi in fibra che rifornivano di connettività mentre cercava del rame da rivendere. Curiosità: il tentato furto “con vanga” ha in realtà avuto luogo in Georgia, pese dal quale il vicino armeno dipende in quanto a banda. Ora la donna rischia fino a tre anni di carcere.
Google e copyright: il Congresso non è soddisfatto. Mentre aumentano i poteri di polizia
Pubblicato da Marco Ciaffone in USA il 7 aprile 2011
Google non si impegna abbastanza per la tutela del copyright. E’ quanto sostiene Bob Goodlatte, capo della U.S. House Judiciary subcommittee, commissione impegnata nelle tematiche di tutela del diritto d’autore e servizi Internet negli Stati Uniti. Il problema risiederebbe nella poca tempestività con la quale il search engine interviene per le rimozioni dei contenuti illeciti nonché nel piazzamento degli annunci pubblicitari di siti che sono in violazione del diritto d’autore. Da Mountain View si fa notare come si siano spese circa 50mila ore di lavoro per la realizzazione, ad esempio, di Content ID, tecnologia che permette a Youtube la rimozione dei video pescati a violare il diritto d’autore. Continuando nella difesa di BigG, il general counsel Kent Walker dichiara che l’azienda non ricava profitto dalle violazioni e che le procedure di rimozione devono essere accurate per non rischiare di tagliare fuori dalla rete per sbaglio contenuti legittimi.
DEVICE E SEQUESTRI – Intanto un tribunale dell’Arizona ha stabilito che le autorità hanno facoltà di sequestrare e perquisire dispositivi elettronici anche a distanza dalla frontiera e senza mandato se il tutto è inserito nella lotta a violazioni di copyright, P2P e pedopornografia. La decisione arriva durante un procedimento d’appello nel quale si analizzava la posizione di Howard Wesley Cotterman, un cittadino californiano che nel 2007 si era visto sequestrare e analizzare il laptop dagli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE). Nel dispositivo erano state trovate cartelle contenenti immagini pedopornografiche, ma il giudice di primo grado aveva stabilito che la perquisizione era avvenuta in maniera illecita perché effettuata a circa 200 miglia dalla frontiera. Decisione ribaltata dopo il ricorso degli agenti dell’ICE, che sostenevano come al confine non ci fossero attrezzature adatte alla perquisizione; e che così ricevono anche una nuova autorizzazione a sequestri e perquisizioni in presenza di generici sospetti.
P2P, il conto prego
Pubblicato da Marco Ciaffone in USA il 7 aprile 2011
Inizia a Boston il processo d’appello che vede scontrarsi i legali della Recording Industry Association of America (RIAA) e Joel Tenenbaum. Motivo del contendere sono 30 brani scaricati anni fa dal ragazzo a mezzo peer to peer per i quali la RIAA aveva richiesto un risarcimento giudicato sproporzionato e incostituzionale dal tribunale di primo gradodel Massachusetts: 675mila dollari, ovvero 22,500 dollari per ogni singola canzone, comprendendo nella cifra la multa per la violazione di copyright e i danni causati dalle eventuali vendite perse. Ovviamente diversa l’offerta dei legali di Tenembaum, 30 dollari, mentre il giudice Gentner stabiliva una cifra di 67500 dollari, giusto dieci volte meno. Da qui il ricorso di RIAA alla fine del quale Tenembaum saprà a quanto ammonta il conto.
DI ROUTER E VIOLAZIONI – Restando nel Massachusetts è curiosa la lista dei suggerimenti stilata dal Dipartimento per i servizi Internet del Boston College. “Comuni esempi di violazione del copyright” è rivolta agli studenti per metterli in guardia sui comportamenti che potrebbero farli finire a difendersi in tribunale. Ma accanto a comprensibili “advices” quali l’evitare i circuiti P2P e bit torrent, non distribuire CD masterizzati e non inviare per e-mail brani scaricati dal web, si presentava l’invito a non installare in camera router wireless, perché potrebbero essere utilizzati da terzi per commettere violazioni delle quali sarebbe poi considerato responsabile il proprietario dell’apparecchio. Non poche le proteste e le critiche che hanno accompagnato questo punto della lista dalla sua comparsa alla sua cancellazione.
Banda larga, tavolo a Milano
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web, Italia il 7 aprile 2011
In attesa che decollino i grandi piani nazionali in materia di banda larga e fibra ottica, sono regioni ed enti locali ad organizzarsi. Come la Lombardia, che lavora, oltre che per portare l’Adsl nei piccoli paesi entro il 2013, per un piano di implementazione della fibra ottica per 4,2 milioni di cittadini nei prossimi sette anni, prevedendo una spesa di 1 miliardo e 200 mila euro. Milano, in particolare, ospita oggi un tavolo promosso da Assinform al quale siedono 20 aziende dell’ICT (tra le altre anche Microsoft e Telecom) e il comune. L’obiettivo è predisporre un uso ottimale e funzionale allo sviluppo cittadino di quei 4.200 chilometri di fibra ottica messi a disposizione da Metroweb per usi istituzionali gratuiti nei prossimi 15 anni.
Google Suggest: bisogna filtrare
Pubblicato da Marco Ciaffone in Senza categoria il 6 aprile 2011
Il Tribunale di Milano ha imposto a Google la rimozione di alcuni risultati del suo servizio di suggerimento durante la digitazione delle chiavi di ricerca. La decisione arriva dopo la denuncia di un imprenditore del settore finanziario, il quale vedeva apparire vicino al suo nome le parole “truffa” e “truffatore”; il Tribunale ha stabilito che la dinamica genera diffamazione: “L’utente che legge tale abbinamento è indotto immediatamente a dubitare dell’integrità morale del soggetto il cui nome appare associato a tali parole ed a sospettare una condotta non lecita da parte dello stesso”. A nulla sono valse le tesi di Google basate su un presunto “utente intelligente” in grado di di interpretare da solo questo tipo di contenuti, situazione che secondo il giudice non ha riscontri effettivi. BigG non è nuova a questo tipo di sentenze (casi analoghi sono successi in Francia, Svezia e Brasile), ma le garanzie previste dalla direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE (sulla “Responsabilità dei prestatori intermediari”, recepita in Italia dal D.lgs. n. 70/2003 che disciplina i “servizi della società dell’informazione”) sembrano in questo caso vacillare, almeno stando agli argomenti dell’accusa.
Il risultato infatti è una diretta applicazione di un software messo a punto da Google, che inoltre non solo non ha provveduto all’implementazione di filtri ma ha anche ignorato le precedenti segnalazioni del ricorrente nonché un’ordinanza del Tribunale di Milano del gennaio 2011, contro il quale Google aveva presentato reclamo. Il giudice condanna così BigG al pagamento di 1.500 euro per i diritti lesi e 2.300 per onorari vari e spese legali, dopo aver presentato un’analisi della posizione di Google che risultava così non un mero motore di ricerca ma anche una banca dati; il materiale della suddetta banca dati non è dunque genericamente su Interne ed è inoltre associato proprio dalla funzionalità “Autocomplete” frutto del servizio di Google. In ogni caso il giudice sottolinea come ad esso non si chieda un filtraggio preventivo sui contenuti che emergono dal Suggest/Autocomplete ma di intervenire a posteriori su segnalazione.
UPDATE 7 aprile: il commento di Guido Scorza.
La MPAA contro il “noleggio”
Pubblicato da Marco Ciaffone in USA il 6 aprile 2011
La Motion Picture Association of America (MPAA) si scaglia contro Zediva.com, start-up nata a metà marzo in concorrenza a Netflix nel mercato del noleggio online dei film di Hollywood. Zediva mette a disposizione i film al costo di due dollari per un noleggio di due settimane di DVD fisici spediti a domicilio, pratica per la quale negli USA non è previsto pagamento di diritti d’autore. Tuttavia, la MPAA sostiene che Zediva si nasconde dietro questa normativa ma la travisa in quanto in realtà sarebbe un fornitore di contenuti in streaming e dunque spazio sul quale ha luogo una violazione di copyright su larga scala. Richiede per questo ad una corte della California di imporre alla WTV Systems (parent company di Zediva) e al suo CEO Venkatesh Srinivasan il pagamento di una multa pari a 150mila dollari per ogni film distribuito, oltre alla cessazione dell’attività.
In Francia si processa la data retention
Pubblicato da Marco Ciaffone in Unione Euopea il 6 aprile 2011
Il Consiglio di Stato francese sarà chiamato a valutare il ricorso presentato da 20 grandi aziende delle telecomunicazioni (tra le quali anche Google e Facebook) contro le nuove norme adottate nel paese in maniera di data retention. Nel dettaglio, si tratta di un decreto dell’Eliseo del 2004 entrato in vigore il mese scorso, del quale si contesta di aver inserito le password tra i dati che provider e fornitori di telecomunicazioni devono conservare. Questo aspetto andrebbe oltre le indicazioni contenute nella direttiva europea in materia, la 2006/24/CE, già criticata perché prevede che la conservazione duri dai sei mesi ai due anni.
Maria Martin-Pratt, dall’IFPI alla legislazione sul copyright
Pubblicato da Marco Ciaffone in Unione Euopea il 6 aprile 2011
Una nomina che fa storcere il naso a chiunque speri in una nuova alba del copyright in Europa: la spagnola Maria Martin-Pratt è il nuovo capo del Direttorato Generale dei mercati interni e della divisione dei servizi legati al diritto d’autore, organi che nei prossimi mesi si occuperà di importanti e controverse misure in materia di copyright, da IPRED alle consultazioni su ACTA. Il punto critico deriva dal fatto che la Martin-Pratt è stata a capo delle politiche legali dell’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI) organizzazione con base a Londra che rappresenta gli interessi dell’industria discografica a livello mondiale. Caustico il commento di Christian Engström del Piratpartiet: “Benvenuti nell’Unione Europea, dove le lobby del grande business hanno ormai preso il controllo della Commissione. E dove i cittadini sono visti come seccature da ignorare. Credo che l’unica notizia vera è che non si scomodano neanche più a cercare di nascondersi”.
Il Blog
Pubblicato da Marco Ciaffone in Access Denied, Il mondo del Web, Italia, Unione Euopea, USA il 6 aprile 2011
La regolamentazione di Internet, gli usi che ne fanno gli utenti, il controllo, il filtraggio e la censura applicati su di esso dai regimi non democratici. Sono queste alcune delle variabili che, incontrandosi e giocando in un continuo assestamento reciproco danno forma alla Rete in maniera diversa a seconda dei contesti. L’obiettivo del lavoro è seguire proprio l’evoluzione di queste forme diverse tramite un quotidiano aggiornamento sulle novità provenienti da tutto il mondo di Internet in merito alle sopra menzionate variabili. Dunque, un blog di news centrato sulle “gabbie” dentro le quali si trova a vivere, e a seconda delle quali prende forma, questo straordinario strumento chiamato Internet.
Blog che si arricchisce anche di tanto materiale, disponibile nella sezione “Tutto quello che c’è da sapere”. Materiale il cui giorno di ultimo aggiornamento coincide proprio con la data del primo post e ne ricostruisce tutto il cammino precedente. E’ così possibile trovare tra i Pdf una descrizione del funzionamento di Internet seguita da una ricognizione planetaria virtualmente divisa in due ambiti. Il primo è la regolamentazione partorita dai sistemi democratici, della quale si mettono in evidenza, oltre a ricostruirne la storia, i traguardi ma anche i ritardi e i nodi da sciogliere. Sotto la lente finiscono così l’Italia, l’Unione Europea e gli Stati Uniti, seppur con un angolo visuale diverso tra loro. Nella seconda, si parla dei sistemi di censura e filtraggio della rete e della loro applicazione in varie parti del globo, per terminare con i casi di “eccellenza” in materia: Cina e Iran.





