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G8 per la Rete, ecco i nomi

eG8 Forum per InternetInizia domani a Parigi, anticipando il G8, l’incontro in terra francese vedrà per la prima volta una sezione espressamente dedicata ad Internet, l’eG8 Forum, al quale parteciperanno i vertici dei colossi del Web, da Mark Zuckerberg (Facebook) ad Eric Schmidt (Google) fino a Jimmy Wales (Wikipedia). E per l’Italia? A rappresentare la Rete nostrana saranno, tra gli altri, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, il giurista Stefano Rodotà el’avvocato e blogger Guido Scorza.

Ed è proprio Guido Scorza ad analizzare la partecipazione italiana all’evento con un pezzo pubblicato su Wired.it e che riporto integralmente qui sotto:

Qui a Parigi siamo a poche ore dall’intervento con il quale Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese aprirà i lavori dell’e-G8 Forum. Il clima è quello delle grandi occasioni anche se, forse, l’etichetta istituzionale lascia il posto a quella delle kermesse mediatico-commerciali il che, considerata l’importanza ed il rilievo per il futuro della Rete dei temi dei quali si discuterà, non può non preoccupare.

Una riflessione sulla governance della Rete guidata dai soli stakeholders economici non è, certamente, uno scenario auspicabile. In questo senso, d’altra parte, nelle ultime ore alcune tra le più importanti e rappresentative associazioni attive sul versante della governance di Internet hanno denunciato il loro mancato coinvolgimento ed auspicato, per il futuro un approccio, realmente, multi-stakeholders.

A prescindere da queste preoccupazioni e perplessità destinate a prendere corpo o – come c’è da augurarsi – ad essere smentite nelle prossime ore, tuttavia, c’è un dato che, sin d’ora, sfortunatamente balza agli occhi: gli italiani che partecipano al vertice sono pochi, anzi pochissimi rispetto agli oltre mille partecipanti. Siamo meno di quindici su millecentocinquanta partecipanti e la nostra rappresentatività scende vertiginosamente, riducendosi a meno della metà se si eliminano dall’elenco quanti, pur avendo origini italiane, sono qui in rappresentanza di società ed organizzazioni straniere. Solo tre su oltre cento relatori, d’altra parte, gli italiani che prenderanno la parola nella due giorni di discussione: Franco Bernabé, Presidente di Telecom Italia, Carlo de Benedetti Chairman del Gruppo Editoriale l’Espresso e Luca Ascani, AD di Populis. Inutile ricordare che le posizioni a proposito della crescita e della governace della Rete dei primi due non rappresentano, sebbene per ragioni diverse, esattamente il modo di guardare ad Internet degli italiani. La rappresentanza del Governo è affidata a Gianluigi Benedetti, Consigliere diplomatico del Ministro Brunetta mentre l’unico parlamentare presente è Vincenzo Vita (PD). Anche in questo caso, difficile dirsi soddisfatti dello scarso interesse che la politica italiana ha riservato all’incontro.

Possibile che nessun altro dei tanti onorevoli e membri dell’esecutivo che negli ultimi anni hanno, a più riprese, deciso di occuparsi di questioni della Rete abbia ritenuto opportuno partecipare al meeting? Sono rimasti tutti a casa per scelta e per occuparsi delle beghe elettorali o sono stati lasciati a casa dagli organizzatori? Quale che sia la risposta, in ogni caso, l’Italia non uscirà da questo primo e-G8 facendoci una bella figura. Ci confermiamo, purtroppo, un Paese capace di guardare alla Rete solo quando si tratta di varare provvedimenti censori e restrittivi dei diritti e delle libertà fondamentali. Dove sono gli zelanti commissari dell’AGCOM che si accingono a dettare le nuove regole del diritto d’autore in Rete? E la SIAE? Tutti convinti di conoscere già tanto bene il fenomeno Internet da non aver bisogno di ascoltare il pensiero dei protagonisti del mondo della Rete? Il Ministro Romani ed i suoi funzionari? Dopo aver pensato di trasformare la Rete in una grande TV hanno preferito disertare il vertice?

L’Italia, comunque vadano i lavori di questo primo G8 Forum dell’Internet, ha perso l’ennesima piccola, grande occasione e dimostrato, ancora una volta, di ritenere la Rete solo un grande giocattolo al quale guardare come ad una minaccia per gli interessi economici e politici dei soliti noti”.

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Asta delle frequenze: si parte (finalmente)

Asta delle frequenzeL’asta per il dividendo digitale sembra davvero in procinto di partire, dopo che l’Agcom ha reso operative le procedure per l’assegnazione delle frequenze destinate alla banda larga e alle emittenti televisive digitali; in vendita risultano così i circa 300 Mhz di banda liberatisi con il passaggio al digitale terrestre, che comprendono bande a 800, 1800, 2000 e 2600 Mhz (per quelle a 1800Mhz, attualmente usate per il GSM, si prevede l’utilizzo nelle reti telefoniche e di connessione senza fili di nuova generazione LTE e WiMax). Aste del genere si sono già svolte in altri paesi con ottimi ricavi, come i 4,3 miliardi in Germania. Da noi il governo stima di poter ricavare circa 2,4 miliardi di euro da investire per lo sviluppo della broadband nella penisola. Per far si che il risultato sia in linea con questi obiettivi, vengono così posti dei vincoli agli acquirenti: viene stabilito un tetto massimo acquistabile da un singolo operatore e si impone ai futuri proprietari il rispetto di alcune norme legate alla lotta al digital divide e alle tariffe che saranno poi applicate agli utenti.

C’è tuttavia ancora un importante nodo da sciogliere: alcune frequenze sono libere solo in teoria, perché ancora occupate da emittenti locali private. A titolo di risarcimento erano già stati previsti per esse 240 milioni di euro, il 10% dei ricavi dell’asta. Tuttavia, i loro rappresentanti hanno chiesto esattamente il doppio.

PA E PRIVACY – E mentre l’ottava Commissione del Senato porta avanti le audizioni dell’indagine su banda larga e neutralità della rete, l’avvocato Graziano Garrisi e il dottor Lino Fornano mettono in guardia sui pericoli che si celano dietro alcune iniziative del Governo; in particolare, le semplificazioni in materia di applicazione delle norme sulla privacy in ambito burocratico introdotte con lo schema di Decreto Legge approvato a Palazzo Chigi il 5 marzo scorso. 

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Se per lo streaming si va in galera

GaleraEra la metà del marzo 2010 quando la “cyberzarina” staunitense Victoria Espinel diramava un documento di 20 pagine nel quale si esprimevano nette posizioni di lotta alla violazione del copyright. In particolare, riconoscendo il peso assunto dallo streaming, ormai ampiamente ai livelli del P2P, la Espinel si dichiara favorevole al considerarlo un crimine, sicuramente non per la gioia di piattaforme come Megavideo. E’ notizia delle ultime ore che il disegno di legge S-978 ha iniziato il suo iter verso la promulgazione che ribalterebbe l’attuale quadro vigente che non prevede la possibilità di considerare un criminale chi viene sorpreso a “streammare” nel territorio degli USA. Nella nuova situazione invece, rischieranno cinque anni di prigione (più multa) coloro i quali saranno considerati responsabili di dieci o più public performance a mezzo elettronico; la galera è prevista anche in casi di riconosciuto valore delle opere fruite (le major ragionano in termini di migliaia di dollari di guadagni persi, anche se sappiamo le difficoltà e le conseguenti arbitrarietà che si nascondo dietro questi calcoli).

E QUESTA E’ CASA MIA – Intanto in California viene presentato un altro progetto di legge, l’SB 242. L’obiettivo è rendere legittimo per i genitori di minori entrare negli account online dei figli per gestirne le impostazioni sulla privacy nel loro interesse. Si vuole inoltre concedere a questi genitori la possibilità di richiedere ai gestori delle piattaforme la cancellazione di contenuti riguardanti la loro prole; chi non ottempera entro 48 ore riceve fino a 10mila dollari di multa. Come prevedibile, ondate di proteste dal mondo delle aziende dell’ICT.

Vinklewoss alla Corte Suprema – Arriva infine la notizia che i gemelli Winklevoss hanno deciso di ricorrere alla Corte Suprema nell’ambito della causa che li vede contrapposti a Facebook

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Bitcoin: moneta virtuale

Immaginate una moneta virtuale coniata per il mondo digitale che permetta qualunque tipo di acquisto anche nel mondo reale tramite un sistema totalmente slegato da banche, movimenti finanziari ed inflazione. State immaginando Bitcoin, il Peer-to-Peer Electronic Cash System. Wired.it ci spiega in cosa consiste. 

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Creative Commons per il Comune di Firenze

Palazzo Vecchio Comune di FirenzeIl Consiglio di Palazzo Vecchio ha implementato una licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 sul sito ufficiale del comune e su tutti gli altri spazi web da esso controllati. La decisione fa seguito all’approvazione arrivata in marzo per la mozione presentata in merito da Eros Cruccolini, rappresentante di SEL. Prossimo passo, stando al progetto di Cruccolini, l’applicazione delle licenze anche ai documenti cartacei e l’inizio dell’avventura open source.

BLOCCARE IL SISTRI – Intanto parecchie associazioni imprenditoriali, artigianali e commerciali hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo nella quale richiedono di sospendere e riformulare il SISTRI. Il sistema che promette di rendere realtà la tracciabilità dei rifiuti viene infatti giudicato apprezzabile per le motivazioni che ne hanno determinato la creazione ma al momento troppo complesso e farraginoso per essere utilizzato nel nostro mercato imprenditoriale già dal primo giugno 2011. 

UPDATE 23 maggio 2011 – La proposta di sospensione del SISTRI riceve in sequenza la bocciatura del Ministro per i Rapporti col Parlamento Elio Vito e quella del Ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo (appoggiata da tutto il governo tranne la Lega Nord, che chiede di rinviare al 2012 l’entrata in vigore del sistema di tracciamento dei rifiuti).  Tuttavia, secondo indiscrezioni si starebbe pensando ad una esenzione per le aziende che non riescono a partire nei tempi stabiliti per colpe non loro. 

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In Spagna si viaggia a minimo 1mbps. Per legge

Il governo spagnolo ha approvato la legge di modifica dell’attuale normativa sulle telecomunicazioni introducendo tra gli obblighi di servizio universali la fornitura di banda larga a minimo 1mbps. 

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Intervista a Nicola D’Angelo

Daniele Lepido intervista Nicola D’Angelo, il commissario dell’Agcom rimosso dall’incarico di relatore della delibera 668/10/CONS sul diritto d’autore online. 

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Chiude il Commissariato online

Commissariato onlinePer la serie “non solo non si avanza granché, ma si fanno anche passi indietro”. Come riferisce Repubblicaper via dei tagli imposti da Tremonti servizi come le denunce online non saranno più disponibili per i cittadini. 

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Torture per i netizen siriani

Rivolta in SiriaFacebook Syrian Revolution 2011 è la pagina creata sul social network dai rivoltosi siriani impegnati nel tentativo di rovesciare la presidenza di Bashar el-Assad; obiettivo principe è catalizzare le voci della protestaTuttavia, nelle ultime ore la rappresaglia governativa ha iniziato ad arginare in maniera sempre più stringente i canali di comunicazione del paese, mentre si susseguono violenze e arresti a catena per i manifestanti ai quali vengono chiesti i dati di accesso ai propri account online. E per chi si rifiuta, pronta la tortura. Nel mirino del governo di Damasco sembra essere finita non solo la comunità degli utenti di Facebook (che come Twitter è sottoposto a quotidiane manomissioni), ma la stessa azienda; Zuckerberg e soci sarebbero colpevoli di aver cancellato la pagina Syrian Electronic Army, creata a sostegno del governo, il quale ha annunciato misure straordinarie contro il social network.

GOOGLE vs NUOVA DELHI – Intanto il Wall Street Journal rivela lo scetticismo con il quale a Mountain View sarebbero state accolte le nuove manovre legislative indiane. In particolare, i vertici di Google avrebbero criticato, in un memorandum circolato all’interno degli uffici dell’azienda, le nuove leggi che obbligherebbero siti e gestori di spazi online a rimuovere su richiesta delle autorità entro 36 ore contenuti considerati blasfemi, offensivi o incitanti alla violenza verso capi religiosi e politici. Definizioni abbastanza vaghe da esporre la Rete a provvedimenti di arbitraria censura. Tuttavia, difficilmente BigG ripeterà l’esperienza di guerra aperta sperimentata con Pechino poco più di un anno fa. 

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In Provincia di Roma si paga online

WiFi Provincia di RomaPagare bollettini e tasse di licenza online? In Provincia di Roma da oggi si può. Al Forum PA è stata infatti presenta l’apposita “Porta dei Pagamenti”, messa a punto da Wizards Consulting Group. Effettuando il login nel portale si potrà gestire il proprio profilo che, oltre ai pagamenti, permetterà di tenerne traccia e segnalerà le scadenze. Si potranno inoltre stampare certificazioni e ottenere autorizzazioni, con un sistema integrato con i servizi finora gestiti da Poste Italiane. Il portale, infine, presenterà anche news e blog sui temi della PA.

Proprio in tema di PA, è stata da poco messo a punto il documento provvisorio con le nuove Linee Guida per la Realizzazione dei Siti Web delle Pubbliche Amministrazione, che tengono conto delle indicazioni date in marzo dal Garante della Privacy in materia di trattamento di dati effettuato da soggetti pubblici per finalità di pubblicazione e diffusione sul web. La versione definitiva è prevista per la fine del luglio prossimo, quando sarà terminata la consultazione pubblica promossa sul sito del Ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione. 

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USA: copyright enforcement

OrdinanzaPermettere a qualsiasi soggetto di ottenere un’ordinanza che porti alla chiusura di uno spazio web. E’ questo l’obiettivo principale del Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property (PROTECT IP) Act, nuovo disegno di legge sul copyright presentato negli Stati Uniti. In sostanza, ogni detentore di diritto potrebbe arrivare a far chiudere un sito o un servizio senza che intervengano le autorità federali o nazionali. Inoltre, le grandi società di credito sarebbero costrette a bloccare il denaro che tiene in vita le reti incriminate, mentre ai motori di ricerca sarebbe chiesto di eliminare dai risultati i domini colpevoli di permettere la violazione di copyright su larga scala. C’è già chi ha associato il documento all’altro disegno di legge Combating Online Infringement and Counterfeiting Act (COICA), quello che punta a rendere perseguibili a livello civile tutti coloro i quali si macchino di violazione di copyright. Particolarmente dura la posizione di Google in merito: BigG, per bocca del suo chairman Eric Schmidt, dichiarava: “Se ci sarà una richiesta, non la soddisferemo, se sarà una discussione, non vi parteciperemo”. In questo veniva criticato sia dalla MPAA, che lo accusava di sentirsi al di sopra della legge statunitense, sia da RIAA, la quale faceva soprattutto notare come queste posizioni potessero risultare incoerenti; già da mesi infatti da Mountain View sono state oscurate nei servizi Autocomplete e Suggest parole di ricerca come RapidShare su esplicita richiesta dei detentori di diritti. 

OBAMA NON E’ TRASPARENTE – Nel frattempo il chairman della House Oversight and Government Reform Committee, Darrell Issa, solleva al congresso il dibattito sulla trasparenza dell’Amministrazione. A sua detta la legge Presidential Records Act, risalente agli anni ’70, va aggiornata alla luce degli sviluppi occorsi nelle tecnologie di comunicazione. Sotto la lente sopratutto tutte le modalità di interazione tra i funzionari della Casa Bianca che non permettono registrazione e archiviazione dei contenuti scambiati. Un chiaro messaggio a chi, come Barack Obama, della trasparenza governativa a mezzo Internet si è fatto portabandiera dal primo giorno di campagna elettorale.

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Smartphone spioni: istruttorie italiane, udienze americane

Smartphone spioniContinua la saga degli smartphone spioni; l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha aperto un’istruttoria sul tracciamento operato da iPhone e iPad in merito agli spostamenti degli utenti. Coincidenza, nelle stesse ore si presentavano di fronte al Congresso degli Stati Uniti i rappresentanti di Google, Apple e Microsoft, impegnati a difendersi di fronte all’apposito Comitato formato dai congressman per investigare sulla faccenda. Il focus delle domande è stato l’uso che di questi dati hanno fatto le aziende; la Apple ha ribadito che, al di là dell’aver già provveduto all’eliminazione di “consolidated.db” con l’aggiornamento 4.3.3 di iOS, il lungo periodo di conservazione dei dati è frutto di una svista in fase di programmazione e che comunque Cupertino non ha mai avuto accesso a quei file. La Microsoft ha invece centrato le proprie tesi sulla limitatezza delle quantità di dati raccolte e sul consenso esplicito richiesto ogni volta agli utenti. Infine, Google ha dichiarato che i dati raccolti sono stati sfruttati solo per migliorare i servizi, e dunque nell’interesse dell’utenza stessa.

Le argomentazioni dei colossi non sembrano però aver convinto tutti al Congresso, tanto che la rappresentante della Federal Trade Commission (FTC) Jessica Rich ha manifestato l’intenzione di aprire un’indagine sulla Apple.

 FACEBOOK PERDE DATI – Anche il social network di Zuckerberg è alle prese con una nuova grana legata alla privacy; sul blog ufficiale della Symantec Facebook è infatti accusato di aver concesso per anni a soggetti terzi l’accesso a profili, chat e foto per la messa a punto di database spendibili in ottica di behavioral advertisign. Colpevoli sarebbero applicazioni che provocavano una perdita di dati verso l’esterno del sito; la Symantec stima che ad aprile 2011 esse erano 110mila. Facebook fa sapere di aver già rimosso le Api (Application Programming Interface) incriminate, mentre l’Adoc, associazione a tutela dei consumatori, fa sapere per bocca del presidente Carlo Pileri di aver “richiesto al Garante della privacy di verificare immediatamente la possibile fuga di dati sensibili da Facebook” e “alla società californiana di fornire al più presto chiarimenti sulla questione”, giudicata da Pileri “una grave violazione della privacy, dalle dimensioni mostruose […] Dopo l’attacco di hacker a Sony, che ha messo a rischio i dati di circa 100 milioni di utenti nel mondo, un’eventuale perdita di dati da Facebook costringerebbe a ripensare, a livello internazionale, i sistemi di protezione e sicurezza dei dati online degli utenti”.

UPDATE 17 maggio 2011 – Facebook lancia un ultimatum agli sviluppatori che avranno così 48 ore di tempo per rimediare alla fuoriuscita di dati, che a detta dei soci di Zuckerberg si porrebbe in contrasto proprio con le condizioni d’uso del sito. Il tutto in attesa di passare, dal primo settembre 2011, ai parametri del nuovo standard di sicurezza Oauth 2.0 . Nelle stesse ore il social network in blu riceve un’assoluzione in California: le richieste di risarcimento danni di due utenti, che avevano accusato Facebook di aver reso disponibili alcuni loro dati sensibili a siti terzi, non può essere accolta perché non ci sono prove che questa dinamica abbia generato un danno.

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Brunetta e la scuola WiFi

Renato Brunetta al Forum PADalle 12 di ieri diecimila scuole possono prenotarsi per avere la dotazione Wi-Fi, parola di Renato Brunetta. Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione è intervenuto con questo annuncio al Forum PA in corso a Roma. Cinquemila scuole saranno coinvolte nei prossimi sei mesi e altre cinquemila nei sei mesi successivi, così da completare l’operazione entro la metà del prossimo anno, per una spesa pari a circa 5 milioni di euro. Brunetta ha dichiarato che il suo “sogno è dare il kit per tutti i bambini delle scuole elementari”; kit per il quale si sono già prenotati 800 istituti.

CASINI APRE ALL’AGENDA – Dall’Unione di Centro arriva intanto l’apertura all’Agenda Digitale, con Pierferdinando Casini che presenta la proposta con la quale il suo partito appoggia l’inserimento in Costituzione dell’articolo 21-bis. Proposto nel novembre 2010 dal giurista Stefano Rodotà nell’ambito dell’Internet Governance Forum, esso reciterebbe: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”. L’Udc si dice contestualmente favorevole all’eliminazione dell’equo compenso e alla messa a punto di una legge a favore della Neutralità della Rete.

CAMERA LEAKS – Sul versante opposto, fa la sua comparsa Camera Leaks, applicazione per iPhone nella quale è possibile trovare il dettaglio delle spese parlamentari aggiornato alla fine del 2010. 

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Quale interpretazione per il decreto Pisanu?

E’ ancora confusione sul decreto Pisanu a pochi mesi dall’abolizione delle norme che, in esso contenute, imponevano ai gestori di hot spot pubblici di identificare i clienti e conservarne i documenti. Nelle ultime ore la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha inviato una circolare nella quale, rivolgendosi ad una pubblico potenziale di 230mila imprese, consigliava loro di non dare credito a tutti i soggetti che “stanno proponendo la vendita di programmi di identificazione dei clienti che accedono a Internet tramite Wi-Fi sostenendo che sussisterebbero degli obblighi e delle responsabilità in capo ai gestori pubblici esercizi che mettono a disposizione della clientela il sistema di accesso”; la Fipe afferma di aver preso questa posizione ricalcando quella “del Governo assunta formalmente dal ministro Elio Vito”, che in un’interrogazione parlamentare ha chiarito che l’accesso al web diventava “libero” perché “sono abrogate le disposizioni per l’identificazione degli utenti, il monitoraggio delle operazioni e l’archiviazione dei dati”Si fa notare alla Federazione che pur risultando minori gli oneri di identificazione essi non sono scomparsi del tutto, tanto che nel nostro paese (e non solo) puoi essere condannato anche per reati che qualcuno commette sfruttando la tua rete wireless domestica non protetta. Va ricordato che nell’interrogazione alla quale fa riferimento la Fipe il ministro Vito affermava anche che il governo aveva reso “gratuito” l’accesso alla Rete; la credibilità dell’aggettivo “libero” usato per il nuovo regime ne risulta senza dubbio compromessa.

UPDATE 12 maggio 2011 –  Illuminante la “strasintesi” dell’attuale quadro normativo proposta da Stefano Quintarelli:

  • no copia della carta di identita’ per nessuno.
  • sei un circolo privato/azienda ? no licenza al questore, no autorizzazione generale (e no obblighi conseguenti)
  • sei un bar con un terminale ? no licenza al questore, no autorizzazione generale (e no obblighi conseguenti)
  • sei un bar con un access point ? no licenza al questore, si autorizzazione generale (e obblighi conseguenti) (oppure fai un abbonamento con un operatore che eroga il servizio presso di te, come fanno la provincia di roma, rete luna, panservice e altri)

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Google News, nuova condanna in Belgio

Google NewsGoogle News nel suo servizio di rassegna stampa non può riprodurre neppure piccole porzioni degli articoli pubblicati da un certo numero di giornali editi in Belgio, anche se questa pratica potrebbe aumentare la popolarità dei pezzi stessi. La Corte d’Appello di Bruxelles ha così confermato la sentenza di primo grado nei confronti di BigG accogliendo le richieste degli editori belga riuniti in CopiePress. Unica nota positiva per Mountain View, dove circola l’intenzione di ricorrere in Cassazione, la riduzione della multa che sarebbe comminata per ogni giorno di ritardo nella rimozione dei link incriminati (da un milione a 25mila euro). Gli editori non sembrano comunque soddisfatti e pretendono gli arretrati: Google, a loro detta, dovrebbe pagare tra i 32,8 e i 49,2 milioni per aver archiviato in cache nel 2001 e indicizzato in Google News dal 2006 un enorme numero di articoli di loro proprietà.

UPDATE 12 maggio 2011 – Segnalo in merito l’analisi condotta sulla vicenda da Guido Scorza. 

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Se l’Agcom boicotta chi lotta per una Rete libera

Nicola D'AngeloSaranno state le sue posizioni progressiste in materia di tutela del diritto d’autore e neutralità della Rete. Fatto sta che il consigliere dell’Autorità Garante per le Comunicazioni (Agcom) Nicola D’Angelo sarebbe stato sollevato dall’incarico di relatore della delibera 668/10/CONS sul diritto d’autore online. D’Angelo, docente universitario e magistrato amministrativo, si occupava della stesura del documento con Gianluigi Magri, al quale sarà ora affiancato un altro degli 8 consiglieri dell’Authority (c’è chi lo indica in Sebastiano Sortino, ex direttore della Federazione Italiana degli editori di giornali e dunque personaggio con orientamento ben diverso da quello del predecessore). Mesi fa D’Angelo si era espresso parlando delle leggi nostrane sul diritto d’autore come di norme antiquate e non adatte ai tempi e che andrebbero dunque riformulate per essere più adatte alle nuove realtà prima di discutere di soluzioni che, stante un inappropriato quadro legislativo, presenterebbero un “peccato originale”. Nelle stesse ore si dimetteva da relatore della precedente bozza del regolamento sulla disciplina del Web radio e delle Web TV (la 607/10/CONS) in polemica con misure giudicate generalizzanti dell’universo dell’audiovisivo in Rete.

UPDATE 12 maggio 2011 – E’ stata recapitata in merito una lettera al presidente dell’Agcom Corrado Calabrò; in essa sono presenti richieste di spiegazioni sulla vicenda, maggiore trasparenza negli atti e incontri dei commissari con i firmatari (Agorà Digitale, ADICONSUM, ALTROCONSUMO, ASSONET-Confesercenti, ASSOPROVIDER-Confcommercio, FEMI, Istituto per le Politiche dell’Innovazione e Studio Legale Sarzana). 

LA DELIBERA – Parlando dello specifico della 668/10/CONS (“Consultazione pubblica su lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”) essa arriva in attuazione dell’articolo 6 del Decreto Romani del marzo 2010. Un’ampia analisi della stessa è presente qui

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Il monopolio della censura cinese

Censura cinese su InterneControllo totale. E da oggi in esclusiva. Il governo di Pechino ha infatti istituito un Ufficio di Stato per l’informazione su Internet; l’organismo, sotto la guida del ministro dell’Informazione Wang Cheng, opererà come massima autorità deputata al controllo della Rete, cercando così di armonizzare il lavoro compiuto dai diversi (e spesso in conflitto) pezzi della Grande Muraglia imposta al mondo digitale. L’Ufficio si occuperà anche di gestire le iniziative di propaganda online del regime; in molti hanno già sottolineato come questo sia lo sfondo entro il quale si inseriranno nuove e più severe leggi votate al controllo dell’attività dei netizen mandarini.

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La Volpe non si muove senza ordini di un giudice

Mozilla FirefoxMozilla non ha nessuna intenzione di rimuovere dal suo browser Firefox l’estensione MAFIAA, che permette il reindirizzamento automatico verso i nuovi indirizzi dei siti bloccati perché ritenuti in violazione di copyright.Harvey Anderson,consigliere generale della Foundation di Mountain View, ha così risposto agli uomini dello U.S. Department of Homeland Security (DHS), affermando che lo strumento di aggiramento dei sigilli governativi (che ha ottenuto 6000 download in poche settimane) resterà lì finché ad ordinare la rimozione non sarà un’ordinanza firmata da un giudice. Dunque, Anderson e soci pongono cruciali interrogativi alle agenzie governative in merito a chi, come e quando può ordinare la rimozione di contenuti e strumenti dell’online senza che ciò possa essere considerato censura o mera accondiscendenza alle richieste dei detentori di diritti.

DO NOT TRACK – Viene intanto approvato in California il disegno di legge SB 761, che contiene importanti disposizioni tese a permettere agli utenti di non essere tracciati durante la navigazioni e difendersi così dalla pubblicità comportamentale. Alle società dell’online sarebbe così vietato tracciare senza esplicito consenso degli utenti; ora ad esprimersi sarà il Senato di Washington. 

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Google Suggest assolto in Francia

Google SuggestSuggerire come chiave di ricerca un sito tramite il quale gli utenti scambiano file protetti da diritto d’autore non equivale a partecipare al reato. E’ quanto stabilisce la corte d’appello di Parigi ponendo fine al contenzioso legale che vede di fronte dal 2008 Google e gli alti rappresentanti del Syndicat National de l’Edition Phonographique (SNEP), l’associazione che in Francia tutela gli interessi dei vari editori fonografici. La SNEP chiedeva sostanzialmente l’eliminazione dai servizi Suggest e Autocomplete di parole come Megaupload e Megavideo, piattaforme accusate di favorire la violazione massiva e sistematica di copyright. La decisione conferma quella arrivata in primo grado nel settembre scorso; l’associazione vede così smontati i suoi argomenti secondo i quali i servizi di Google si ponevano in violazione dell’articolo 336-2 della legge sul diritto d’autore transalpina, soprattutto perché le piattaforme indicate sono usate anche in maniera perfettamente lecita, con l’ulteriore obbligo di pagare 5mila euro a BigG per le spese processuali. Dalla corte arriva anche una tiratina d’orecchi alla SNEP e a tutti i soggetti che cercano di combattere la pirateria online con questi metodi ritenuti dai giudici assolutamente inefficaci.

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IP non è ID

Indirizzo IPArriva dal Tribunale dell’Illinois una sentenza che stabilisce un principio importantissimo: un indirizzo IP non corrisponde ad un colpevole. La corte si è espressa in merito al caso della società canadese specializzata in contenuti per adulti VPR International, la quale aveva denunciato più di mille netizen per la loro attività di file sharing. I singoli utenti erano stati rintracciati grazie agli IP forniti dai provider. Agli utenti stessi si richiedeva peraltro di pagare una piccola somma per non essere portati in tribunale.

Il giudice dichiara così inattendibile l’associazione indirizzo IP – singolo utente, citando a proposito il caso di un uomo di Buffalo accusato in aprile di pedopornografia online, accusa decaduta alla scoperta che qualcuno aveva usato la sua rete WiFi non protetta per commettere il reato. Chiaro che anche questa delle reti non protette è una spinosa questione ancora tutta da risolvere e che viene complicata da questa decisione che sembra costringere i detentori di diritti ad un radicale cambio di strategia nella lotta alla pirateria in terra statunitense.

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