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Blog come la stampa clandestina
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 26 Maggio 2011
Il giornalista di Ragusa Carlo Ruta è stato condannato dalla prima sezione della Corte d’Appello di Catania per il reato di stampa clandestina, disciplinato dall’articolo 16 della legge sulla stampa (n.47 dell’8 febbraio 1948). Già condannato dal tribunale di Modica nel 2008, Ruta dovrà ora versare 150 euro di multa; il suo blog Accadeinsicilia, focalizzato su inchieste riguardanti politica e collusioni con la mafia, era stato citato in giudizio dal procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera, che si dice danneggiato dai contenuti dello spazio online. A Catania si stabilisce ora che il blog necessitava di una registrazione presso un tribunale perché deve essere equiparato ad un giornale cartaceo; in mancanza di registrazione opera dunque in clandestinità. L’avvocato di Ruta, Giuseppe Arnone, ha già annunciato il ricorso in Cassazione, perché ritiene la sentenza “gravemente illiberale in quanto non tiene in adeguata considerazione i principi costituzionali che garantiscono la libertà di stampa e d’informazione: elementi essenziali della democrazia”.
Il precedente che si crea, infatti, rischia di gettare nella clandestinità migliaia di siti e blog: chi stabilisce la “necessità di equiparazione alla stampa cartacea”?
UPDATE 28 MAGGIO – Massimo Mantellini lega questa vicenda giudiziaria alla legge n.62 del 2001.
eG8, bilancio in chiaroscuro
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web, Italia, Unione Euopea, USA il 25 Maggio 2011
Volendo riassumere in pochissime parole la due giorni di incontri: nota positiva l’aver parlato delle tematiche della Rete, nota negativa l’aver lasciato la parola per la grandissima parte ad un solo punto di vista, quello delle major (con pochi contraltari tra i quali Jhon Perry Barlow), che poi è quello di Sarkozy. A proposito dell’intervento del presidente francese, segnalo il commento del senatore democratico Vincenzo Vita:
“Pericoloso e brillante l’intervento di Sarkozy. Pericoloso perché sul diritto d’autore è stato molto tradizionalista e sulla libertà della rete piuttosto elusivo. E’ stato brillante perché a differenza di Berlusconi, pronuncia bene “Google”, sa parlare di questi argomenti con cognizione anche di linguaggio e risponde alle critiche di chi è in sala senza dirgli che è un comunista. Il governo italiano resta fermo su tv e violazione continua della par condicio mentre qui a Parigi riecheggia “internet come bene comune”. Auspichiamo una ripresa dei temi della rete anche in Italia dove il disegno di legge sulla neutralità è stato depositato in Senato due anni fa e solo da pochi mesi è iniziato l’iter nella commissione competente. In Francia, il disegno di legge sulla net neutrality – sottoscritto da tutti i senatori del Pd – è stato richiesto e con gran piacere ho lasciato il testo della proposta come linee guida”. In Italia c’è ancora tanto da fare per eliminare non solo il digital divide ma quel gap culturale che ci sta allontanando sempre di più dall’Europa e dal villaggio globale.”
UPDATE 26 maggio 2011 – L’avvocato Guido Scorza, tra i rappresentanti del nostro paese all’evento, affida la sua analisi alle colonne di Punto Informatico.
Antipirateria europea sempre più rigida
Pubblicato da Marco Ciaffone in Unione Euopea il 25 Maggio 2011
Provider costretti a vigilare sui contenuti che passano sulle loro reti per eliminare quelli in violazione di copyright; regime del three strikes esteso a tutti i paesi dell’Unione Europea, con conseguente riduzione dei diritti dei netizen e aumento degli oneri per gli intermediari. Il tutto per assecondare ulteriormente le richieste dei detentori di diritti. E’ lo scenario che ha dipinto Michel Barnier, commissario per il mercato Interno e i Servizi Finanziari, illustrando la Intellectual Property Rights Strategy, serie di misure che la Commissione intende adottare per rivedere l’attuale quadro normativo in materia di diritto d’autore. Su di esse è ora aperta la consultazione pubblica, che appare a questo punto come uno spazio nel quale sarà necessario difendere per l’ennesima volta la libertà della Rete dagli attacchi di major e loro referenti politici.
Telecom vuole maggiore chiarezza sull’asta
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 24 Maggio 2011
Arrivano le reazioni alle procedure con le quali l’Agcom ha accelerato il percorso verso l’asta delle frequenze liberate dal digitale terrestre. Franco Bernabè di Telecom chiede, tramite una lettera inviata a Berluconi, Tremonti e Romani, maggiori dettagli sullo svolgimento dell’asta (soprattutto alla luce delle frequenze ancora occupate dai piccoli operatori impegnati a battere cassa al Governo) e sulle riduzioni delle tariffe di terminazione mobile, in pratica sulle cifre che gli operatori devono pagare a Telecom per l’utilizzo delle reti di sua proprietà. Argomento caldo, soprattutto perché la delibera 301/11/CONS dell’Agcom ha iniziato l’iter che la porterà alla Commissione Europea e poi ancora ad una consultazione nazionale. In essa si parla di obblighi in capo a Telecom; uno su tutti, la necessità che l’ex monopolista garantisca l’accesso disaggregato alle sue infrastrutture agli operatori alternativi.
EGOV DA INVIDIA – Intanto il Rapporto annuale Istat piazza le politiche italiane in materia di e-Government al top della classifica europea, premiando così la riforma della Pubblica Amministrazione targata Brunetta. Come Austria, Irlanda, Portogallo e Malta infatti, il nostro paese con la totalità di servizi erogati elettronicamente si pone molto al di sopra della media europea, attualmente ferma all’84,3%. Il vero problema, dunque, risiede nell’utilizzo dei suddetti servizi da parte dei cittadini: solo il 22% ne usufruisce per interagire con la PA e solo il 7,5% per l’invio di modulistica, con il nostro paese che si piazza così quintultimo in entrambe le classifiche basate su questi indicatori.
Le nuove regole delle telecomunicazioni europee
Pubblicato da Marco Ciaffone in Unione Euopea il 24 Maggio 2011
Entreranno in vigore domani le nuove regole continentali sulle telecomunicazioni contenute in un pacchetto approvato dall’Unione Europea nel 2009. Al momento solo Danimarca ed Estonia sono in linea con le nuove norme volte a implementare maggiori tutele per i consumatori. Il Telecoms Package prevede infatti la riduzione dei tempi per la portabilità di numerazioni fisse e mobili (in pratica il passaggio da un operatore all’altro mantenendo il proprio numero) ad un solo giorno; un tetto massimo per i contratti, che non potranno superare la durata di 24 mesi e dovranno prevedere l’opzione dei 12 per rendere più facile all’utente un cambio (misure già previste in Italia nelle liberalizzazioni operate da Bersani); una maggiore chiarezza nelle informazioni di contratto, con relative multe in caso di errori e responsabilità accertate; maggiore tutela dei dati personali; una reale armonizzazione delle regole sul territorio europeo e, infine, un più facile accesso alle numerazioni di emergenza come il 112 (il numero unico di emergenza europeo). Così facendo si modificano cinque precedenti direttive comunitarie: la direttiva quadro, la direttiva accesso, la direttiva autorizzazioni, la direttiva servizio universale e la direttiva e-privacy.
G8 per la Rete, ecco i nomi
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web il 23 Maggio 2011
Inizia domani a Parigi, anticipando il G8, l’incontro in terra francese vedrà per la prima volta una sezione espressamente dedicata ad Internet, l’eG8 Forum, al quale parteciperanno i vertici dei colossi del Web, da Mark Zuckerberg (Facebook) ad Eric Schmidt (Google) fino a Jimmy Wales (Wikipedia). E per l’Italia? A rappresentare la Rete nostrana saranno, tra gli altri, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, il giurista Stefano Rodotà el’avvocato e blogger Guido Scorza.
Ed è proprio Guido Scorza ad analizzare la partecipazione italiana all’evento con un pezzo pubblicato su Wired.it e che riporto integralmente qui sotto:
“Qui a Parigi siamo a poche ore dall’intervento con il quale Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese aprirà i lavori dell’e-G8 Forum. Il clima è quello delle grandi occasioni anche se, forse, l’etichetta istituzionale lascia il posto a quella delle kermesse mediatico-commerciali il che, considerata l’importanza ed il rilievo per il futuro della Rete dei temi dei quali si discuterà, non può non preoccupare.
Una riflessione sulla governance della Rete guidata dai soli stakeholders economici non è, certamente, uno scenario auspicabile. In questo senso, d’altra parte, nelle ultime ore alcune tra le più importanti e rappresentative associazioni attive sul versante della governance di Internet hanno denunciato il loro mancato coinvolgimento ed auspicato, per il futuro un approccio, realmente, multi-stakeholders.
A prescindere da queste preoccupazioni e perplessità destinate a prendere corpo o – come c’è da augurarsi – ad essere smentite nelle prossime ore, tuttavia, c’è un dato che, sin d’ora, sfortunatamente balza agli occhi: gli italiani che partecipano al vertice sono pochi, anzi pochissimi rispetto agli oltre mille partecipanti. Siamo meno di quindici su millecentocinquanta partecipanti e la nostra rappresentatività scende vertiginosamente, riducendosi a meno della metà se si eliminano dall’elenco quanti, pur avendo origini italiane, sono qui in rappresentanza di società ed organizzazioni straniere. Solo tre su oltre cento relatori, d’altra parte, gli italiani che prenderanno la parola nella due giorni di discussione: Franco Bernabé, Presidente di Telecom Italia, Carlo de Benedetti Chairman del Gruppo Editoriale l’Espresso e Luca Ascani, AD di Populis. Inutile ricordare che le posizioni a proposito della crescita e della governace della Rete dei primi due non rappresentano, sebbene per ragioni diverse, esattamente il modo di guardare ad Internet degli italiani. La rappresentanza del Governo è affidata a Gianluigi Benedetti, Consigliere diplomatico del Ministro Brunetta mentre l’unico parlamentare presente è Vincenzo Vita (PD). Anche in questo caso, difficile dirsi soddisfatti dello scarso interesse che la politica italiana ha riservato all’incontro.
Possibile che nessun altro dei tanti onorevoli e membri dell’esecutivo che negli ultimi anni hanno, a più riprese, deciso di occuparsi di questioni della Rete abbia ritenuto opportuno partecipare al meeting? Sono rimasti tutti a casa per scelta e per occuparsi delle beghe elettorali o sono stati lasciati a casa dagli organizzatori? Quale che sia la risposta, in ogni caso, l’Italia non uscirà da questo primo e-G8 facendoci una bella figura. Ci confermiamo, purtroppo, un Paese capace di guardare alla Rete solo quando si tratta di varare provvedimenti censori e restrittivi dei diritti e delle libertà fondamentali. Dove sono gli zelanti commissari dell’AGCOM che si accingono a dettare le nuove regole del diritto d’autore in Rete? E la SIAE? Tutti convinti di conoscere già tanto bene il fenomeno Internet da non aver bisogno di ascoltare il pensiero dei protagonisti del mondo della Rete? Il Ministro Romani ed i suoi funzionari? Dopo aver pensato di trasformare la Rete in una grande TV hanno preferito disertare il vertice?
L’Italia, comunque vadano i lavori di questo primo G8 Forum dell’Internet, ha perso l’ennesima piccola, grande occasione e dimostrato, ancora una volta, di ritenere la Rete solo un grande giocattolo al quale guardare come ad una minaccia per gli interessi economici e politici dei soliti noti”.
Asta delle frequenze: si parte (finalmente)
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 20 Maggio 2011
L’asta per il dividendo digitale sembra davvero in procinto di partire, dopo che l’Agcom ha reso operative le procedure per l’assegnazione delle frequenze destinate alla banda larga e alle emittenti televisive digitali; in vendita risultano così i circa 300 Mhz di banda liberatisi con il passaggio al digitale terrestre, che comprendono bande a 800, 1800, 2000 e 2600 Mhz (per quelle a 1800Mhz, attualmente usate per il GSM, si prevede l’utilizzo nelle reti telefoniche e di connessione senza fili di nuova generazione LTE e WiMax). Aste del genere si sono già svolte in altri paesi con ottimi ricavi, come i 4,3 miliardi in Germania. Da noi il governo stima di poter ricavare circa 2,4 miliardi di euro da investire per lo sviluppo della broadband nella penisola. Per far si che il risultato sia in linea con questi obiettivi, vengono così posti dei vincoli agli acquirenti: viene stabilito un tetto massimo acquistabile da un singolo operatore e si impone ai futuri proprietari il rispetto di alcune norme legate alla lotta al digital divide e alle tariffe che saranno poi applicate agli utenti.
C’è tuttavia ancora un importante nodo da sciogliere: alcune frequenze sono libere solo in teoria, perché ancora occupate da emittenti locali private. A titolo di risarcimento erano già stati previsti per esse 240 milioni di euro, il 10% dei ricavi dell’asta. Tuttavia, i loro rappresentanti hanno chiesto esattamente il doppio.
PA E PRIVACY – E mentre l’ottava Commissione del Senato porta avanti le audizioni dell’indagine su banda larga e neutralità della rete, l’avvocato Graziano Garrisi e il dottor Lino Fornano mettono in guardia sui pericoli che si celano dietro alcune iniziative del Governo; in particolare, le semplificazioni in materia di applicazione delle norme sulla privacy in ambito burocratico introdotte con lo schema di Decreto Legge approvato a Palazzo Chigi il 5 marzo scorso.
Se per lo streaming si va in galera
Pubblicato da Marco Ciaffone in USA il 18 Maggio 2011
Era la metà del marzo 2010 quando la “cyberzarina” staunitense Victoria Espinel diramava un documento di 20 pagine nel quale si esprimevano nette posizioni di lotta alla violazione del copyright. In particolare, riconoscendo il peso assunto dallo streaming, ormai ampiamente ai livelli del P2P, la Espinel si dichiara favorevole al considerarlo un crimine, sicuramente non per la gioia di piattaforme come Megavideo. E’ notizia delle ultime ore che il disegno di legge S-978 ha iniziato il suo iter verso la promulgazione che ribalterebbe l’attuale quadro vigente che non prevede la possibilità di considerare un criminale chi viene sorpreso a “streammare” nel territorio degli USA. Nella nuova situazione invece, rischieranno cinque anni di prigione (più multa) coloro i quali saranno considerati responsabili di dieci o più public performance a mezzo elettronico; la galera è prevista anche in casi di riconosciuto valore delle opere fruite (le major ragionano in termini di migliaia di dollari di guadagni persi, anche se sappiamo le difficoltà e le conseguenti arbitrarietà che si nascondo dietro questi calcoli).
E QUESTA E’ CASA MIA – Intanto in California viene presentato un altro progetto di legge, l’SB 242. L’obiettivo è rendere legittimo per i genitori di minori entrare negli account online dei figli per gestirne le impostazioni sulla privacy nel loro interesse. Si vuole inoltre concedere a questi genitori la possibilità di richiedere ai gestori delle piattaforme la cancellazione di contenuti riguardanti la loro prole; chi non ottempera entro 48 ore riceve fino a 10mila dollari di multa. Come prevedibile, ondate di proteste dal mondo delle aziende dell’ICT.
Vinklewoss alla Corte Suprema – Arriva infine la notizia che i gemelli Winklevoss hanno deciso di ricorrere alla Corte Suprema nell’ambito della causa che li vede contrapposti a Facebook.
Creative Commons per il Comune di Firenze
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 17 Maggio 2011
Il Consiglio di Palazzo Vecchio ha implementato una licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 sul sito ufficiale del comune e su tutti gli altri spazi web da esso controllati. La decisione fa seguito all’approvazione arrivata in marzo per la mozione presentata in merito da Eros Cruccolini, rappresentante di SEL. Prossimo passo, stando al progetto di Cruccolini, l’applicazione delle licenze anche ai documenti cartacei e l’inizio dell’avventura open source.
BLOCCARE IL SISTRI – Intanto parecchie associazioni imprenditoriali, artigianali e commerciali hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo nella quale richiedono di sospendere e riformulare il SISTRI. Il sistema che promette di rendere realtà la tracciabilità dei rifiuti viene infatti giudicato apprezzabile per le motivazioni che ne hanno determinato la creazione ma al momento troppo complesso e farraginoso per essere utilizzato nel nostro mercato imprenditoriale già dal primo giugno 2011.
UPDATE 23 maggio 2011 – La proposta di sospensione del SISTRI riceve in sequenza la bocciatura del Ministro per i Rapporti col Parlamento Elio Vito e quella del Ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo (appoggiata da tutto il governo tranne la Lega Nord, che chiede di rinviare al 2012 l’entrata in vigore del sistema di tracciamento dei rifiuti). Tuttavia, secondo indiscrezioni si starebbe pensando ad una esenzione per le aziende che non riescono a partire nei tempi stabiliti per colpe non loro.
In Spagna si viaggia a minimo 1mbps. Per legge
Pubblicato da Marco Ciaffone in Unione Euopea il 16 Maggio 2011
Intervista a Nicola D’Angelo
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 14 Maggio 2011
Daniele Lepido intervista Nicola D’Angelo, il commissario dell’Agcom rimosso dall’incarico di relatore della delibera 668/10/CONS sul diritto d’autore online.
Chiude il Commissariato online
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 13 Maggio 2011
Per la serie “non solo non si avanza granché, ma si fanno anche passi indietro”. Come riferisce Repubblica, per via dei tagli imposti da Tremonti servizi come le denunce online non saranno più disponibili per i cittadini.
In Provincia di Roma si paga online
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 13 Maggio 2011
Pagare bollettini e tasse di licenza online? In Provincia di Roma da oggi si può. Al Forum PA è stata infatti presenta l’apposita “Porta dei Pagamenti”, messa a punto da Wizards Consulting Group. Effettuando il login nel portale si potrà gestire il proprio profilo che, oltre ai pagamenti, permetterà di tenerne traccia e segnalerà le scadenze. Si potranno inoltre stampare certificazioni e ottenere autorizzazioni, con un sistema integrato con i servizi finora gestiti da Poste Italiane. Il portale, infine, presenterà anche news e blog sui temi della PA.
Proprio in tema di PA, è stata da poco messo a punto il documento provvisorio con le nuove Linee Guida per la Realizzazione dei Siti Web delle Pubbliche Amministrazione, che tengono conto delle indicazioni date in marzo dal Garante della Privacy in materia di trattamento di dati effettuato da soggetti pubblici per finalità di pubblicazione e diffusione sul web. La versione definitiva è prevista per la fine del luglio prossimo, quando sarà terminata la consultazione pubblica promossa sul sito del Ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione.
USA: copyright enforcement
Pubblicato da Marco Ciaffone in USA il 11 Maggio 2011
Permettere a qualsiasi soggetto di ottenere un’ordinanza che porti alla chiusura di uno spazio web. E’ questo l’obiettivo principale del Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property (PROTECT IP) Act, nuovo disegno di legge sul copyright presentato negli Stati Uniti. In sostanza, ogni detentore di diritto potrebbe arrivare a far chiudere un sito o un servizio senza che intervengano le autorità federali o nazionali. Inoltre, le grandi società di credito sarebbero costrette a bloccare il denaro che tiene in vita le reti incriminate, mentre ai motori di ricerca sarebbe chiesto di eliminare dai risultati i domini colpevoli di permettere la violazione di copyright su larga scala. C’è già chi ha associato il documento all’altro disegno di legge Combating Online Infringement and Counterfeiting Act (COICA), quello che punta a rendere perseguibili a livello civile tutti coloro i quali si macchino di violazione di copyright. Particolarmente dura la posizione di Google in merito: BigG, per bocca del suo chairman Eric Schmidt, dichiarava: “Se ci sarà una richiesta, non la soddisferemo, se sarà una discussione, non vi parteciperemo”. In questo veniva criticato sia dalla MPAA, che lo accusava di sentirsi al di sopra della legge statunitense, sia da RIAA, la quale faceva soprattutto notare come queste posizioni potessero risultare incoerenti; già da mesi infatti da Mountain View sono state oscurate nei servizi Autocomplete e Suggest parole di ricerca come RapidShare su esplicita richiesta dei detentori di diritti.
OBAMA NON E’ TRASPARENTE – Nel frattempo il chairman della House Oversight and Government Reform Committee, Darrell Issa, solleva al congresso il dibattito sulla trasparenza dell’Amministrazione. A sua detta la legge Presidential Records Act, risalente agli anni ’70, va aggiornata alla luce degli sviluppi occorsi nelle tecnologie di comunicazione. Sotto la lente sopratutto tutte le modalità di interazione tra i funzionari della Casa Bianca che non permettono registrazione e archiviazione dei contenuti scambiati. Un chiaro messaggio a chi, come Barack Obama, della trasparenza governativa a mezzo Internet si è fatto portabandiera dal primo giorno di campagna elettorale.
Smartphone spioni: istruttorie italiane, udienze americane
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia, USA il 11 Maggio 2011
Continua la saga degli smartphone spioni; l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha aperto un’istruttoria sul tracciamento operato da iPhone e iPad in merito agli spostamenti degli utenti. Coincidenza, nelle stesse ore si presentavano di fronte al Congresso degli Stati Uniti i rappresentanti di Google, Apple e Microsoft, impegnati a difendersi di fronte all’apposito Comitato formato dai congressman per investigare sulla faccenda. Il focus delle domande è stato l’uso che di questi dati hanno fatto le aziende; la Apple ha ribadito che, al di là dell’aver già provveduto all’eliminazione di “consolidated.db” con l’aggiornamento 4.3.3 di iOS, il lungo periodo di conservazione dei dati è frutto di una svista in fase di programmazione e che comunque Cupertino non ha mai avuto accesso a quei file. La Microsoft ha invece centrato le proprie tesi sulla limitatezza delle quantità di dati raccolte e sul consenso esplicito richiesto ogni volta agli utenti. Infine, Google ha dichiarato che i dati raccolti sono stati sfruttati solo per migliorare i servizi, e dunque nell’interesse dell’utenza stessa.
Le argomentazioni dei colossi non sembrano però aver convinto tutti al Congresso, tanto che la rappresentante della Federal Trade Commission (FTC) Jessica Rich ha manifestato l’intenzione di aprire un’indagine sulla Apple.
FACEBOOK PERDE DATI – Anche il social network di Zuckerberg è alle prese con una nuova grana legata alla privacy; sul blog ufficiale della Symantec Facebook è infatti accusato di aver concesso per anni a soggetti terzi l’accesso a profili, chat e foto per la messa a punto di database spendibili in ottica di behavioral advertisign. Colpevoli sarebbero applicazioni che provocavano una perdita di dati verso l’esterno del sito; la Symantec stima che ad aprile 2011 esse erano 110mila. Facebook fa sapere di aver già rimosso le Api (Application Programming Interface) incriminate, mentre l’Adoc, associazione a tutela dei consumatori, fa sapere per bocca del presidente Carlo Pileri di aver “richiesto al Garante della privacy di verificare immediatamente la possibile fuga di dati sensibili da Facebook” e “alla società californiana di fornire al più presto chiarimenti sulla questione”, giudicata da Pileri “una grave violazione della privacy, dalle dimensioni mostruose […] Dopo l’attacco di hacker a Sony, che ha messo a rischio i dati di circa 100 milioni di utenti nel mondo, un’eventuale perdita di dati da Facebook costringerebbe a ripensare, a livello internazionale, i sistemi di protezione e sicurezza dei dati online degli utenti”.
UPDATE 17 maggio 2011 – Facebook lancia un ultimatum agli sviluppatori che avranno così 48 ore di tempo per rimediare alla fuoriuscita di dati, che a detta dei soci di Zuckerberg si porrebbe in contrasto proprio con le condizioni d’uso del sito. Il tutto in attesa di passare, dal primo settembre 2011, ai parametri del nuovo standard di sicurezza Oauth 2.0 . Nelle stesse ore il social network in blu riceve un’assoluzione in California: le richieste di risarcimento danni di due utenti, che avevano accusato Facebook di aver reso disponibili alcuni loro dati sensibili a siti terzi, non può essere accolta perché non ci sono prove che questa dinamica abbia generato un danno.
Brunetta e la scuola WiFi
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 10 Maggio 2011
Dalle 12 di ieri diecimila scuole possono prenotarsi per avere la dotazione Wi-Fi, parola di Renato Brunetta. Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione è intervenuto con questo annuncio al Forum PA in corso a Roma. Cinquemila scuole saranno coinvolte nei prossimi sei mesi e altre cinquemila nei sei mesi successivi, così da completare l’operazione entro la metà del prossimo anno, per una spesa pari a circa 5 milioni di euro. Brunetta ha dichiarato che il suo “sogno è dare il kit per tutti i bambini delle scuole elementari”; kit per il quale si sono già prenotati 800 istituti.
CASINI APRE ALL’AGENDA – Dall’Unione di Centro arriva intanto l’apertura all’Agenda Digitale, con Pierferdinando Casini che presenta la proposta con la quale il suo partito appoggia l’inserimento in Costituzione dell’articolo 21-bis. Proposto nel novembre 2010 dal giurista Stefano Rodotà nell’ambito dell’Internet Governance Forum, esso reciterebbe: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”. L’Udc si dice contestualmente favorevole all’eliminazione dell’equo compenso e alla messa a punto di una legge a favore della Neutralità della Rete.
CAMERA LEAKS – Sul versante opposto, fa la sua comparsa Camera Leaks, applicazione per iPhone nella quale è possibile trovare il dettaglio delle spese parlamentari aggiornato alla fine del 2010.
Quale interpretazione per il decreto Pisanu?
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web, Italia il 9 Maggio 2011
E’ ancora confusione sul decreto Pisanu a pochi mesi dall’abolizione delle norme che, in esso contenute, imponevano ai gestori di hot spot pubblici di identificare i clienti e conservarne i documenti. Nelle ultime ore la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha inviato una circolare nella quale, rivolgendosi ad una pubblico potenziale di 230mila imprese, consigliava loro di non dare credito a tutti i soggetti che “stanno proponendo la vendita di programmi di identificazione dei clienti che accedono a Internet tramite Wi-Fi sostenendo che sussisterebbero degli obblighi e delle responsabilità in capo ai gestori pubblici esercizi che mettono a disposizione della clientela il sistema di accesso”; la Fipe afferma di aver preso questa posizione ricalcando quella “del Governo assunta formalmente dal ministro Elio Vito”, che in un’interrogazione parlamentare ha chiarito che l’accesso al web diventava “libero” perché “sono abrogate le disposizioni per l’identificazione degli utenti, il monitoraggio delle operazioni e l’archiviazione dei dati”. Si fa notare alla Federazione che pur risultando minori gli oneri di identificazione essi non sono scomparsi del tutto, tanto che nel nostro paese (e non solo) puoi essere condannato anche per reati che qualcuno commette sfruttando la tua rete wireless domestica non protetta. Va ricordato che nell’interrogazione alla quale fa riferimento la Fipe il ministro Vito affermava anche che il governo aveva reso “gratuito” l’accesso alla Rete; la credibilità dell’aggettivo “libero” usato per il nuovo regime ne risulta senza dubbio compromessa.
UPDATE 12 maggio 2011 – Illuminante la “strasintesi” dell’attuale quadro normativo proposta da Stefano Quintarelli:
- no copia della carta di identita’ per nessuno.
- sei un circolo privato/azienda ? no licenza al questore, no autorizzazione generale (e no obblighi conseguenti)
- sei un bar con un terminale ? no licenza al questore, no autorizzazione generale (e no obblighi conseguenti)
- sei un bar con un access point ? no licenza al questore, si autorizzazione generale (e obblighi conseguenti) (oppure fai un abbonamento con un operatore che eroga il servizio presso di te, come fanno la provincia di roma, rete luna, panservice e altri)
Google News, nuova condanna in Belgio
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web, Unione Euopea il 9 Maggio 2011
Google News nel suo servizio di rassegna stampa non può riprodurre neppure piccole porzioni degli articoli pubblicati da un certo numero di giornali editi in Belgio, anche se questa pratica potrebbe aumentare la popolarità dei pezzi stessi. La Corte d’Appello di Bruxelles ha così confermato la sentenza di primo grado nei confronti di BigG accogliendo le richieste degli editori belga riuniti in CopiePress. Unica nota positiva per Mountain View, dove circola l’intenzione di ricorrere in Cassazione, la riduzione della multa che sarebbe comminata per ogni giorno di ritardo nella rimozione dei link incriminati (da un milione a 25mila euro). Gli editori non sembrano comunque soddisfatti e pretendono gli arretrati: Google, a loro detta, dovrebbe pagare tra i 32,8 e i 49,2 milioni per aver archiviato in cache nel 2001 e indicizzato in Google News dal 2006 un enorme numero di articoli di loro proprietà.
UPDATE 12 maggio 2011 – Segnalo in merito l’analisi condotta sulla vicenda da Guido Scorza.
Se l’Agcom boicotta chi lotta per una Rete libera
Pubblicato da Marco Ciaffone in Italia il 6 Maggio 2011
Saranno state le sue posizioni progressiste in materia di tutela del diritto d’autore e neutralità della Rete. Fatto sta che il consigliere dell’Autorità Garante per le Comunicazioni (Agcom) Nicola D’Angelo sarebbe stato sollevato dall’incarico di relatore della delibera 668/10/CONS sul diritto d’autore online. D’Angelo, docente universitario e magistrato amministrativo, si occupava della stesura del documento con Gianluigi Magri, al quale sarà ora affiancato un altro degli 8 consiglieri dell’Authority (c’è chi lo indica in Sebastiano Sortino, ex direttore della Federazione Italiana degli editori di giornali e dunque personaggio con orientamento ben diverso da quello del predecessore). Mesi fa D’Angelo si era espresso parlando delle leggi nostrane sul diritto d’autore come di norme antiquate e non adatte ai tempi e che andrebbero dunque riformulate per essere più adatte alle nuove realtà prima di discutere di soluzioni che, stante un inappropriato quadro legislativo, presenterebbero un “peccato originale”. Nelle stesse ore si dimetteva da relatore della precedente bozza del regolamento sulla disciplina del Web radio e delle Web TV (la 607/10/CONS) in polemica con misure giudicate generalizzanti dell’universo dell’audiovisivo in Rete.
UPDATE 12 maggio 2011 – E’ stata recapitata in merito una lettera al presidente dell’Agcom Corrado Calabrò; in essa sono presenti richieste di spiegazioni sulla vicenda, maggiore trasparenza negli atti e incontri dei commissari con i firmatari (Agorà Digitale, ADICONSUM, ALTROCONSUMO, ASSONET-Confesercenti, ASSOPROVIDER-Confcommercio, FEMI, Istituto per le Politiche dell’Innovazione e Studio Legale Sarzana).
LA DELIBERA – Parlando dello specifico della 668/10/CONS (“Consultazione pubblica su lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”) essa arriva in attuazione dell’articolo 6 del Decreto Romani del marzo 2010. Un’ampia analisi della stessa è presente qui.
La Volpe non si muove senza ordini di un giudice
Pubblicato da Marco Ciaffone in Il mondo del Web, USA il 6 Maggio 2011
Mozilla non ha nessuna intenzione di rimuovere dal suo browser Firefox l’estensione MAFIAA, che permette il reindirizzamento automatico verso i nuovi indirizzi dei siti bloccati perché ritenuti in violazione di copyright.Harvey Anderson,consigliere generale della Foundation di Mountain View, ha così risposto agli uomini dello U.S. Department of Homeland Security (DHS), affermando che lo strumento di aggiramento dei sigilli governativi (che ha ottenuto 6000 download in poche settimane) resterà lì finché ad ordinare la rimozione non sarà un’ordinanza firmata da un giudice. Dunque, Anderson e soci pongono cruciali interrogativi alle agenzie governative in merito a chi, come e quando può ordinare la rimozione di contenuti e strumenti dell’online senza che ciò possa essere considerato censura o mera accondiscendenza alle richieste dei detentori di diritti.
DO NOT TRACK – Viene intanto approvato in California il disegno di legge SB 761, che contiene importanti disposizioni tese a permettere agli utenti di non essere tracciati durante la navigazioni e difendersi così dalla pubblicità comportamentale. Alle società dell’online sarebbe così vietato tracciare senza esplicito consenso degli utenti; ora ad esprimersi sarà il Senato di Washington.





