Archivio per la categoria Il mondo del Web

I conti in tasca alla spesa pubblica

Si chiama Open Spending e si pone semplicemente come spazio dal quale evincere i dati relativi alla spesa pubblica. Con un grafico interattivo ed un elenco di dati accessibili a chiunque in home page, OS si pone l’obiettivo di creare un database internazionale nei prossimi anni, sfruttando gruppi analoghi sorti in una ventina di nazioni (tra i quali l’inglese Does My Money Go?) nell’ambito di un più ampio progetto di Open Data della Open Knowledge Foundation.

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Stuxnet: Siemens sotto accusa

Le autorità iraniane hanno annunciato che intraprenderanno azioni legali contro la Siemens che a loro detta avrebbe collaborato con i governi di Israele e USA per la messa a punto del worm Stuxnet.

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Il P2P è innocuo

Non verrebbe certo sottoscritta dalle major dell’intrattenimento mondiale l’affermazione che da il titolo a questo post, Tuttavia, uno studio commissionato dal governo olandese (che si prepara a vare nuove e più stringenti norme sulla tutela dei diritti d’autore) dimostra come a risentire economicamente dello scambio di contenuti tramite Internet sia stato solo il 12% dei 4mila tra musicisti, registi, scrittori e fotografi facenti parte del campione selezionato per condurre la ricerca. Non solo: il file sharing per il 50% di loro ha contribuito a dare loro visibilità trascinandosi dietro anche un maggiore consumo legale, tanto che il 22% degli artisti del campione ha ammesso di aver fatto uso in prima persona dei circuiti di peer to peer, con un altro 40% a ritenere che i sistemi di DRM abbiano contribuito soltanto ad incrinare il rapporto con gli utenti/pubblico.

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Pubblicità comportamentale: è autoregolamentazione

Dal giugno 2012 sulle pagine di Google, Yahoo!, Microsoft ed altri protagonisti del panorama pubblicitario online europeo sarà presente un’icona che indicherà la presenza di pubblicità comportamentale. E’ il risultato del documento di autoregolamentazione sottoscritto da questi colossi del web il 14 aprile. Obiettivo principe dell’accordo messo a punto da IAB Europe è migliorare la trasparenza nel behavioral advertising; così, cliccando sull’icona si accederà ad una pagina nella quale sarà possibile disabilitare le funzioni di pubblicità basata sulle informazioni personali.

Una decisione che arriva a ridosso della scadenza del termine ultimo per il recepimento dell’articolo 5 della direttiva 2002/58/CE che, modificata con la 2009/136/CE, è stata soprannominata “Cookie law” perché è la norma che impone ai siti di richiedere consenso esplicito agli utenti per l’implementazione di cookie che permettono a siti terzi la raccolta di informazioni sugli utenti stessi per la pubblicità comportamentale.

FRANCIA – Gli stessi temi sono stati al centro dell’incontro che il ministro francese all’industria, all’energia e all’economia digitale Eric Bresson ha avuto con i rappresentanti di Facebook, Google e Twitter. Oltre che di gestione dei cookie, già al centro delle attuali politiche di regolamentazione francesi vista la legge sul diritto all’oblio di prossima approvazione, si è però anche parlato di net neutrality, copyright e cybercrimini e delle modalità con le quali questi temi verranno inseriti nei dibattiti del prossimo G8, che si svolgerà proprio a Parigi il 24 e 25 maggio.


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Next Generation Networking, forse si parte

Next Generation NetworkingLa Cassa dei Depositi e Prestiti parteciperà insieme alle società di telecomunicazione alla formazione della Newco che dovrà gestire la messa a punto in Italia della NGN, la rete di nuova generazione. Almeno è quello che si afferma nel Piano Nazionale di Riforma (documento con il quale si indicano in sostanza i passi che il governo intende compiere per tenere fede agli obiettivi della strategia comunitaria Europa2020) presentato il 13 aprile 2011 dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il cammino del New Generation Networking nel nostro paese sembra dunque essere ad un punto di svolta, e al punto 69 del capitolo “Innovazione” del PNR si prevede “l’avvio di un piano per portare le reti di nuova generazione al 50% dei cittadini italiani. Un’iniziativa in partenariato pubblico-privato che vede coinvolti i 20 principali operatori di telecomunicazione in Italia”. Certo non è quantificato l’impegno economico della Cdp e lo stato di implementazione del progetto è ancora in fase di “definizione del piano esecutivo”, che dovrebbe tuttavia essere terminato entro il 2016.

DIGITAL DIVIDE E LTE – Sono altri due i punti del Pnr che parlano di banda larga: al punto 68 si menziona l’eliminazione del digital divide e si dipinge uno scenario nel quale, entro il 2013, si porterebbe una connessione a 20mbps per tutti i cittadini. Fondi per 370 milioni di euro sarebbero già utilizzabili grazie al Fondo strategico per il paese (Fas). Subito dopo viene invece indicata una generica “maggiore disponibilità per compensare la liberalizzazione delle frequenze da parte delle emittenti locali” nell’ambito dell’asta che dovrebbe fruttare al governo 2,4 miliardi di euro da reinvestire nelle nuove reti mobile Lte; proprio pochi giorni fa le società che si occupano della rappresentanza delle tv locali nella vicenda avevano fatto sapere che se il governo vuole le frequenze che appartengono ad esse deve sborsare 480 milioni di euro anziché i 240 previsti dalla Legge di Stabilità. Nel Pnr si prevede così l’emanazione di un “Dpcm per l’istituzione del Comitato dei Ministri incaricato di sovraintendere alla procedura di gara. Anticipazione al 2011 della gara per le frequenze del cosiddetto dividendo digitale ora in uso all’emittenza televisiva locale da destinare alla telefonia mobile a banda larga”. 

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L’innovazione dei giovani ammnistratori

Il legame tra giovane età degli amministratori e innovazione non è solo un luogo comune; a dimostrare questa tesi sono i numerosi esempi presentati da Cittalia, il centro studi dell’Associazione nazionale comuni italiani, in occasione dell’assemblea annuale di Anci Giovane svoltasi a Taormina nei giorni scorsi. Cittalia, nello specificare che sono più di 26mila gli under 35 eletti nei comuni italiani, con una predominanza nei piccoli centri (il 70% opera in comuni di meno di 5000 abitanti), mette in evidenza come essi si facciano quasi ovunque promotori di politiche volte allo sviluppo della banda larga e dell’innovazione in generale. Un esempio è a Frigento (Avellino), dove il sindaco trentacinquenne Luigi Famiglietti ha realizzato una connessione wi fi per tutto il paese servendosi di sette antenne wireless; con 60mila euro di spesa, tutti i cittadini del paese potranno così beneficiare di una connessione che, gratuita per le strutture pubbliche, ha già consentito di crescere a piccole imprese locali impegnate in grafica pubblicitaria, design e turismo. Esempio seguito anche dal giovane sindaco di Cortina Andrea Franceschi, che ha affiancato all’implementazione delle connessioni wi fi corsi di alfabetizzazione digitale per gli anziani.

APP E OPEN SOURCE – Il tutto mentre il ventisettenne consigliere comunale di Grugliasco (Torino) sta promuovendo la digitalizzazione di tutti i documenti del municipio e l’adozione da parte dell’amministrazione di software open source che permettano di risparmiare sui costi delle licenze ; il tutto dopo aver installato le antenne per le connessioni senza fili, ovviamente. “E’ senza dubbio più facile che a proporre l’utilizzo del Voip o della banda larga siano i giovani eletti piuttosto che un sindaco magari ancora in difficoltà con il computer – sostiene il segretario nazionale di Anci Giovane Giacomo D’Arrigo – Dai tantissimi giovani eletti nei piccoli e grandi comuni sta arrivando un contributo importante a rilanciare a livello locale il dibattito sull’innovazione nei comuni e sul coinvolgimento dei più giovani per il rilancio dei territori”. E proprio il rilancio del territorio deve essere l’obiettivo della nascita di iSulmona, applicazione per smartphone messa a punto dal consigliere comunale del comune abruzzese Antonio Iannamorelli, 30 anni. L’app è in sostanza una guida interattiva con informazioni relative a turismo e servizi cittadini; è inoltre aperta all’acquisto di “vetrine virtuali” da parte di privati per la promozione di attività commerciali.

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Nuova Zelanda: mannaia sugli scariconi

Con una maggioranza schiacciante il Parlamento neozelandese ha approvato la Sezione 92A del Copyright (Infringing File Sharing) Amendment Bill, la nuova legge sul diritto d’autore. Le peggiori previsioni della vigilia, formulate sulle intenzioni già manifestate dalle autorità kiwi con i tentativi del 2009, escono confermate: dal primo settembre 2011 chi viene sorpreso a scaricare illegalmente file dalla rete finirà in un circuito simile al Three Strikes francese, e potrebbe vedersi sospesa la connessione fino a sei mesi; inoltre, gli utenti saranno considerati colpevoli fino a prova contraria rischiando multe fino a 9mila euro (15mila dollari neozelandesi). Ovviamente, pioggia di polemiche in rete, molte delle quali centrate sul fatto che si tratta dell’ennesimo favore fatto ai detentori di diritti.

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Le nuvole di Amazon

Cloud Drive di Amazon

Non sembra essere piaciuto alle major dell’intrattenimento il nuovo servizio di Amazon Cloud Drive, che permette agli utenti di caricare “nella nuvola” file musicali e riascoltarli in streaming con un qualunque device connesso ad Internet. Per le major Amazon non avrebbe siglato alcun accordo di licenza per questo tipo di servizio, e poco importa che la musica caricata “in the cloud” sia stata acquistata legalmente: a fare la differenza è la mancanza di licenze per la riproduzione su altri dispositivi. Si intravede all’orizzonte una nuova battaglia della guerra alla musica digitale; Amazon da parte sua invita le major a notare come il servizio abbia di fatto crescere il numero di brani mp3 venduti legalmente (pur non specificando numeri), ribadendo così la volontà di portare avanti il servizio così com’è.

 

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USA: blogger vs Huffington Post

Una class action depositata contro l’Huffington Post da un gruppo di blogger che accusano l’aggregatore di notizie online di aver sfruttato il lavoro dei blogger stessi. In sostanza, Arianna Huffington avrebbe beneficiato del lavoro altrui offrendo come pagamento la sola visibilità; i blogger non ci stanno e chiedono così come risarcimento 105 milioni di dollari, cifra che sarebbe proporzionata ai 315 milioni spesi dalla AOL a febbraio per l’acquisto del Post. A capitanare la class action è Jonathan Tasini, non certo una buona notizia per la Huffington visto che si tratta della stessa persona che più di dieci anni fa denunciando il New York Times vedeva riconosciute tutele sui diritti d’autore sul lavoro dei freelance online. La AOL da parte sua, in qualità di coimputato, si difende e parla di un modello (quello del lavoro ripagato dalla visibilità) ampiamente diffuso in molti settori, compreso quello dello spettacolo e degli show televisivi.

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Le eccellenze delle ICT tra Scandinavia e Singapore

Il report annuale del World Economic Forum (WEF) sulle Information and Communication Technologies (ICT) vede spiccare come paesi maggiormente competitivi nel settore la Svezia e Singapore, seguiti da Finlandia e Svizzera. Quinta piazza per gli Stati Uniti, che scendono di due posti rispetto all’anno precedente. Per la realizzazione del report sono stati monitorati gli andamenti di 138 paesi durante il 2010 rispetto a vari indici, tra i quali l’adozione di tecnologie di comunicazione e informazione, la disponibilità degli individui al loro utilizzo, il reale utilizzo delle stesse, il giro d’affari che se ne ricava e la sollecitudine dei governi alla loro implementazione e sviluppo. Secondo il WEF le ICT sono “il fattore chiave per sviluppare un mondo più economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibile”. In Svezia l’uso delle nuove tecnologie è massiccio tanto che il 90% della popolazione si connette ad Internet con regolarità. Tuttavia, le aree del mondo con il potenziale tecnologico maggiore restano Asia e Medioriente, con la Corea del Sud sempre leader nella velocità delle connessioni alla rete e il Bahrain tra i paesi con i migliori tassi di crescita dal 2006 ad oggi (come Cina, Vietnam e Uruguay). E l’Italia? Solo 51esima.

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Zuckerberg batte i gemelli

Mark Zuckerberg tra i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss

Un tribunale di San Francisco ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dai gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, che anni fa denunciarono il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg per aver loro rubato l’idea che era alla base del social network ConnectU, creato ai tempi di Harvard e progenitore del social in blu. I gemelli e Zuckerberg erano giunti nel 2008 ad un accordo che prevedeva un indennizzo stimato in 200 milioni di dollari per i due. Nel dicembre dell’anno successivo, tuttavia, i Winklevoss rincaravano la dose accusando Zuckerberg e i suoi legali di aver mentito sul reale valore del pacchetto azionario di Facebook. Oggi però arriva la vittoria del nerd più ricco del mondo, con i Winklevoss che dovranno così “accontentarsi” dei circa 140 milioni di euro di risarcimento pattuiti nel 2008 (la stragrande maggioranza dei quali consistono in un milione e duecentomila azioni di Facebook che pur non essendo ancora quotate in borsa vengono già scambiate in privato e a prezzi crescenti).

Non è la prima volta che Zuckerberg si trova ad affrontare questo tipo di problemi e forse non sarà neanche l’ultima.

PROTESTE DIGITALI – Intanto arriva dai giornalisti della Associated Press un originale metodo di protesta: lo sciopero dei link. In sostanza, essendo in corso una contrattazione tra i vertici di AP e il sindacato dei giornalisti News Media Guild, questi ultimi hanno proposto come mobilitazione il non linkare sulle piattaforme social le storie AP (a meno che questo non compremetta il lavoro nel merito). Allo stesso tempo, si chiede ai giornalisti di indossare una maglietta rossa con la quale farsi fotografare e riprendere; le immagini, postate su Facebook, serviranno al sindacato per sostenere le sue rivendicazioni mediante un ulteriore video.

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In Veneto l’evasione corre su eBay

Quattro imprenditori sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza per evasione fiscale; il reato sarebbe stato perpetrato utilizzando il sito di aste online eBay per trarre profitto senza pagare le relative tasse. L’evasione è calcolata su un fatturato di 800 milioni di euro relativo alla compravendita di circa 25mila prodotti.

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E’ boom di domini .it

Nell’ultimo anno si è passati da 28mila a 36mila domini .it registrati in media ogni mese. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle Ricerche di Pisa (Iit-Cnr). Alla fine del 2010 erano 442mila le nuove registrazioni, che singificano un aumento del 30% rispetto al 2009 e del 50% rispetto al 2008. Domenico Laforenza, direttore del Iit-Cnr spiega: “Per raggiungere il primo milione di domini .it ci sono voluti 17 anni, il secondo milione ne ha chiesti solo 5, grazie al nuovo e più semplice sistema di registrazione introdotto il 28 settembre del 2009”. La soglia dei due milioni di domini .it è stata raggiunta a metà dell’ottobre 2010 e grazie ad essa l’Italia si collocava al quinto posto tra i paesi dell’Unione Europea per numero di domini registrati.

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Italia: l’Internet Economy vale 56 miliardi

Il Boston Consulting Group, su commissione di Google, ha condotto uno studio su Internet in relazione all’economia italiana. Da esso si evince innanzitutto che l’Internet Economy nel nostro paese nel 2010 ha raggiunto un giro d’affari di 31,6 miliardi di euro (2% del PIL), ai quali vanno sommati i 17 miliardi che proverrebbero dall’indotto e i 7,4 dell’e-procurement, la somma dei beni e servizi acquistati online dalla Pubblica Amministrazione. La proiezione per il futuro, vista la crescita di 10 punti percentuali registrata rispetto al 2009, è l’arrivo al 4,3% del Prodotto Interno Lordo per il 2015. Importante appare la crescita di introiti dell’1,2% per le PMI che usano attivamente la rete per la compravendita, mentre i contenuti digitali sono dominati dal poker online, settore che ha fatturato da solo 3 miliardi di euro nell’ultimo anno. Importante per lo sviluppo dell’Internet Economy italiana è poi il settore mobile, sul quale il nostro paese parte avvantaggiato vista l’alta diffusione di dispositivi tramite i quali affermano di compiere acquisti il 3% degli utenti e il 10% intende farlo in futuro.

ASTA DELLE FREQUENZE – Certo che proprio questo sviluppo, come si sa, rende indispensabile investire nelle infrastrutture delle connessioni in mobilità, le cui reti sarebbero vicine al collasso per saturazione. Investimenti che subiscono rallentamenti di fronte a richieste come quelle delle tv nell’ambito dell’asta delle frequenze che dovrebbe garantire un rientro di 2,4 miliardi di euro da utilizzare per lo sviluppo della broadband mobile. Aeranti-Corallo e Frt, società che si occupano della rappresentanza delle tv locali nella vicenda, fanno sapere che se il governo vuole le frequenze che appartengono ad esse deve sborsare 480 milioni di euro anziché i 240 previsti dalla Legge di Stabilità. E sembrano intenzionate ad andare fino in fondo, compreso un eventuale ricorso al Tar del Lazio che bloccherebbe l’asta e tutte le dinamiche ad essa correlate. Il tutto mentre in Germania l’asta ha già avuto luogo e in Spagna, Francia e Regno Unito si accelera per arrivare a realizzarla.

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Caso Phorm: cadono le accuse

Nessuno pagherà alla fine del caso Phorm, la società che nel 2006 aveva proceduto al monitoraggio del traffico Internet degli utenti del provider British Telecom, senza che venisse richiesto loro alcun tipo di autorizzazione, per testare il sistema di behavioral advertising. I magistrati del Crown Prosecution Service (CPS) britannico hanno infatti annunciato che non ci sono prove sufficienti per procedere ad eventuali condanne secondo i dettami del Regulation and Investigatory Powers Act (RIPA), la legge che regola le attività di monitoraggio e intercettazione sul web. La Phorm e la British Telecom avrebbero agito in buona fede, oltre ad aver collaborato con le autorità distruggendo i dati incamerati. La sentenza è stata accolta con freddezza dai difensori della privacy brittanica.

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Se Report parla di Facebook

La puntata di Report di ieri sera ha sollevato una marea di polemiche; segnalo qui Matteo Bordone su Wired.it, una lettera aperta indirizzata a Milena Gabanelli e l’opinione espressa da Vittorio Zambardino tramite il suo profilo di Facebook:

Sto ascoltando la puntata di Report Gabanelli sul web 2.0. Non è una crociata contro la rete, come qualche fesso fanatico sostiene. Ma è generica, “congestionata” negli argomenti quindi sommaria, e impostata alla cultura italiana più mainstream: i dati sull’audience non sono “schedature”, è ciò che un computer può fare. E parti civili dei processi e editori carta stampata non sono fonti da prendere senza filtro

UPDATE: la replica della Gabanelli alle critiche e un post di Vittorio Zambardino

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USA: “panic button” per i difensori della democrazia

E’ in fase di sviluppo un’applicazione per smartphone Android che permetta ai manifestanti pro-democrazia in paesi sottoposti a regimi autoritari e repressivi di cancellare con un click la rubrica del porprio dispositivo mobile in caso di imminente pericolo. Il progetto, che sarà esteso a breve ai telefoni Nokia, rientra nell’iniziativa del Dipartimento di Stato “Internet Freedom Programming”, che ha già a disposizione 22 milioni di dollari reperiti tra le varie agenzie federali e che ha in cantiere anche la diffusione di informazioni per l’aggiramento di filtri e firewall per l’utilizzo della Rete in “ambienti Internet duramente ostili”.

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Le battaglie dei colossi del web

Su Wired.it una ricognizione delle battaglie in corso tra vari colossi del web a firma di Martina Pennisi; clicca qui.

UPDATE: rientra di sicuro nel tema il lancio di Streetside, servizio di mappatura di Microsoft che tra un mese sarà operativo come diretto concorrente dello Street View di Google, il quale ha deciso di sospendere gli aggiornamenti del servizio in Germania visto l’alto numero di richieste di rimozione di immagini che giungono a Mountain View dopo le decisioni di marzo di una corte teutonica. Buone notizie per Google arrivano invece dagli USA, dove il Department of Justice (DoJ) ha dato il via libera all’acquisizione della start up ITA da parte di Mountain View, che dovrà comunque sottostare a precise condizioni e accettare la sorveglianza dell’ente sul suo operato.

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USA: gli allarmi corrono su Facebook

AllarmeSfruttare i social network per raggiungere in brevissimo tempo milioni di cittadini con comunicazioni di stato d’allerta legate a terrorismo internazionale. E’quanto emerge da un documento riservato dello U.S. Department of Homeland Security, del quale riferisce l’Associated Press. Con una scala a due livelli (pericolo elevato o imminente) si veicoleranno così gli allarmi su piattaforme come Facebook e Twitter; il sistema dovrebbe entrare a regime alla fine del mese ma solo se, sottolinea il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale , esso non si rivelerà un elemento di potenziale compromissione delle attività di intelligence.

SCONTRO FRA TITANI – Intanto prende vita una nuova puntata dello scontro tra Viacom e Time Warner, dopo che la prima aveva vietato alla major di trasmettere in streaming su iPad i programmi di canali come MTV e Discovery Channel tramite una specifica applicazione riservata agli abbonati della home TV. Time Warner non ci sta e presenta ricorso ad un giudice di New York, argomentando che nei contratti di licenza stipulati con Viacom non ci sarebbero divieti allo sfruttamento della licenza stessa su dispositivi che non siano tradizionali televisioni. E mentre il giudice decide, Time Warner Cable sconta l’entrata in gioco del broadcaster sportivo ESPN, il quale ha messo a punto un pacchetto che permette agli utenti l’accesso ai propri canali tramite il l’account Tv da iPhone, iPad e iPod; il servizio è disponibile in esclusiva per gli abbonati Time Warner.

ARMADIETTI DIGITALI – Infine, un nuovo episodio di copyright che coinvolge i cyberlocker, gli “armadietti digitali del web: i legali del servizio di file hosting Hotfile Corporation hanno presentato ad una corte della Florida un memorandum di 20 pagine per controbattere alla MPAA. L’obiettivo è quello di dimostrare come il servizio panamense si sia sempre attenuto alle disposizioni del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) e dunque debba beneficiare delle protezioni del safe harbor, rendendo così la richiesta di 150mila dollari di risarcimento per ogni contenuto scaricato avanzati dalla Motion Picture Association inaccettabile. La messa a disposizione di spazi vuoti a favore degli utenti, è la tesi dei legali di Hotfile, non può significare un concorso di colpa per una eventuale utilizzo dello spazio stesso per la violazione di copyright, tanto più che non è previsto un servizio di indicizzazione interno dei file caricati. Da parte loro, i legali di MPAA sottolineano come venissero offerti sul sito abbonamenti a download illimitati, che dimostrerebbero la volontà di approfittarsi della presenza di file (anche e soprattutto illegali) nei server di Hotfile, con i motori di ricerca a permettere quell’indicizzazione non garantita dalla Corporation con sede a Panama.

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